Con Martina Caregaro e Gino D’Angelo ASI partecipa alla Federation Cup

Gran bella notizia per ASI e per il Settore nazionale ASI Tennis. Martina Caregaro, tennista di livello internazionale, classe 1992, è stata convocata per il prossimo incontro di Federation Cup in Francia (Marsiglia), in programma per il 6 e 7 febbraio.
Una convocazione di grande orgoglio per ASI, perché Martina, da più di un anno, è allenata dal direttore tecnico del Settore Gino D’Angelo. E' lui assieme a Sammy Marcantognini e Angelo Vicelli a curare tutti i corsi di formazione per istruttori di tennis ASI.

Martina e Gino hanno iniziato a lavorare insieme nel 2014. Da quel momento è cominciata l’ascesa di classifica che ha poi regalato alla giovane questa convocazione.
Gino D’Angelo e Martina Caregaro, dopo un’attenta programmazione di tornei ed allenamenti, hanno trovato tutte le sinergie giuste che hanno portato la tennista ad essere una delle migliori atlete italiane. 
 

Tennis: la lettera di Federer ai suoi tifosi

Roger Federer, per tutti gli amanti del tennis “il re”, è appena uscito battuta dalla finale del Master di Londra. Chi lo ha battuto? Il solito Novak Diokovic, l’unico che in questo momento sembra non avere rivali.
Più precisamente, l’unico che Federer fa fatica a sopraffare. La partita di domenica è stata una batosta difficile da smaltire per Roger, in un match che credeva di riuscire a far suo. Nulla da fare, però, perché Nole sembra davvero non avere rivali.
Dopo la sconfitta, in molti, si sono domandati se sul cemento di Londra si fosse consumata l’ultima battaglia di un tennista straordinario come lo svizzero. Se fosse veramente arrivato quel triste momento di dire definitvamente “basta” ed attaccare la racchetta al chiodo, dopo una carriera di trionfi che hanno (ri) scritto la storia di questo sport.
Federer, ha zittito tutti e ha risposto così. Con una lettera da libro cuore, rassicurando i suoi tifosi che per lui ancora non è arrivato il momento di smettere. Sarà dura vincere ancora a 34 anni suonati, ma la parola “resa” non è presente nel vocabolario del “re”.

“Sono Roger Federer e oggi sento il bisogno di scusarmi. Io non ho passato la vita a porgere le mie scuse, ho sempre preferito ringraziare. Ho ringraziato per aver ricevuto in dote questo innaturale talento nell’impugnare la racchetta così come ho ringraziato quel vecchio statunitense per non avermi maledetto quando gli ho sottratto lo scettro verde nel 2001; ho ringraziato addirittura Nadal – sì, proprio lui – per avermi costretto a migliorare quando credevo che fino all’ultimo giorno sarebbe bastato quel che ero, per continuare a vincere. E oggi ringrazio quello bravino con la volèe di rovescio per avermi restituito una seconda o forse terza giovinezza, per avermi messo di fronte ai nuovi limiti imposti dall’età, per avermi aiutato a capire che dovevo avvicinarmi al mio avversario in campo per avere più possibilità di batterlo. Non prendevo benissimo le sconfitte dei miei vent’anni perché ho sempre creduto tanto, a volte troppo, nella magia del mio braccio destro. Sono passati quindici anni e ancora sono dipendente dalla purezza del mio gesto, dalla mia demi-volèe perfetta, e non accetto che qualcuno possa vincermi senza essere più bravo di me, che si possa essere più forti senza essere più bravi io non lo accetto. E per questo mio egoismo mi scuso. Qualcuno ha scritto di me che non posso avere cognizione del mio talento perché chi eccelle in un’arte lo fa con la naturalezza di chi ne ignora la difficoltà esecutiva, e io mi scuso con lui ma devo contraddirlo, perché di quel talento sono schiavo, sono schiavo del sapermi troppo bravo per piegarmi a giocare come gli altri. C’era un tempo in cui non avevo bisogno di compromessi e vincevo alle mie condizioni. Sempre, ovunque, a volte mi sembrava anche troppo facile. Sì, lo so, non proprio ovunque, come volete che lo dimentichi. Ma lì non c’era altro che potessi fare, ero troppo inebriato dal successo per capire di poter giocare in modo diverso e che non c’era verso di batterlo secondo le leggi che altri avversari semplicemente si limitavano a rispettare. Avevo la testardaggine di chi non vuole scendere né salire, ero bloccato sull’orlo di una sfida che non potevo vincere ma questo ancora non lo sapevo. Finì, lui, per diventare un mio compagno, un’ossessione pareggiata solo dalle sconfitte che mi infliggeva.
Furono poi i tempi del calo, l’anno buio che sembrava non finire mai, i nervi messi a dura prova dalle stecche a cui non ero abituato. Per tutte quelle palle scagliate maldestramente sulle tribune mi scuso, addirittura mi costerno, ma ancora non volevo arrendermi allo scorrere del tempo. Dopo un po’ di confusione con le racchette ho ritrovato me stesso, un angelo biondo mi ha aiutato a correre in avanti e sono ritornato grande a modo mio, sono tornato a essere il più bravo ma a quanto pare, non il più forte. Oggi ho 34 anni e sono l’unico vero rivale di quel signorino con cui ogni tanto provano a farmi litigare, riuscendoci anche; eppure vorrei batterlo un po’ più spesso, soprattutto dove conta di più. E se non ci riesco mi scuso con i miei tifosi, che sono dalla mia parte ovunque e contro qualunque avversario, sempre tantissimi. E se a volte risultano un po’ eccessivi mi scuso con i miei avversari e con i loro sostenitori, non è colpa mia. Anche se essere osannato mi ha sempre fatto piacere, la non modesta soddisfazione nascosta sotto la mia maschera di umiltà, e ora sotto quel velo di barba che finalmente posso sfoggiare. La finale di domenica mi ha fatto male, e non perché mi fossi illuso di poterlo battere più di quanto il mio ego non faccia regolarmente, piuttosto perché avrei voluto ancora una volta vedermi forte sul terreno dei forti, a onorare gli incoraggiamenti che io stesso riconosco ciechi, debordanti al limite del surreale persino per me, ma di cui allo stesso tempo non riesco più a fare a meno. E per questo ci riproverò, l’anno prossimo, ancora alle mie condizioni. E se anche credo che non basterà, e per questo mi scuso in anticipo, non trovo un motivo valido per cambiare.
Riconsidero tutto sin dal principio: se non sono riuscito a spingermi oltre il mio orgoglio di giocatore che tende alla perfezione stilistica mi scuso con coloro i quali mi avrebbero voluto più cinico, più calcolatore, più machiavellico. La vita mi ha dato tanto e ho sempre ritenuto giusto fare con quel che avevo, che non è mai stato poco, la mia certezza consolidata dagli elogi ogni giorno più frequenti. Ormai avrete capito che non amo scusarmi, ma mi tocca farlo un’ultima volta: mi scuso con voi ma non posso smettere di fare quel che faccio perché sono Roger Federer e sono nato per dare alla racchetta istruzioni che lei credeva di non poter eseguire”

 

ASI Tennis: la formazione al centro

Si è concluso l’aggiornamento annuale per gli Istruttori Nazionali ASI Tennis presso il Tennis Club Viterbo, identificato con il titolo: “Scuola Tennis a 360° – Proposte operative per lo sviluppo della professione di insegnante di tennis“. Quest’anno due sono state le giornate dedicate a sviscerare al meglio alcuni argomenti importanti e centrali nell'attività quotidiana di quegli 80 Istruttori ASI che hanno scelto di partecipare, arrivando da tutta la penisola. 

Di spessore gli interventi dei relatori, tra cui ospite d’onore Marco Vecchi, che ha parlato di tanti argomenti, tra cui: “La relazione e la comunicazione nella scuola tennis”; “Concentrazione, un’abilità da sviluppare nella scuola tennis” e “Come si intreccia la psicologia al tennis”. Le relazioni sono state svolte a quattro mani con Sammy Marcantognini, responsabile psico-pedagogico ASI Tennis, e sono state il cuore centrale dell’aggiornamento.

Tra gli altri relatori: Andrea Cagno è intervenuto sull'importanza di allenare la visione, a partire proprio dalla scuola tennis presentando il suo metodo SVTA; Paolo Ricci, maestro e gestore del Tennis Club Viterbo, insieme al Direttore Tecnico ASI Tennis Gino D’Angelo, ha presentato le sue esperienze dal campo; Alessandro Ascierto, preparatore atletico, ha esposto una proposta di preparazione per ragazzi U12 e U14, facendo provare direttamente gli intervenuti in campo.

Sono stati trattati anche temi fiscali e amministrativi per la gestione di una scuola tennis e del rapporto tra istruttori e dirigenti di un circolo tennis.

Il responsabile nazionale ASI Tennis Angelo Vicelli, dopo aver illustrato l'attività svolta dal suo Settore nell'arco dell'ultimo anno, ha mostrato i numerosi vantaggi e i servizi offerti agli istruttori e ai circoli tennis affiliati ASI.

Nella sezione poster sono intervenuti i partner ASI Tennis, tra cui: Syemme, azienda di abbigliamento sportivo e BLSD Europe, convincente nella spiegazione dei vantaggi collegati all’acquisto di defibrillatore (obbligatori per legge).
 

US Open: Pennetta e Vinci riscrivono la storia

Chi l'ha detto che i miracoli non esistono? Ieri a New York ne è avvenuto uno: Roberta Vinci ha battuto la regina del tennis Serena Williams, a casa sua e ha conquistato una finale storica contro Flavia Pennetta. Sì, avete letto bene, contro un'altra italiana in finale. È la prima volta che due nostre atlete disputeranno una finalissima in uno slam. Se non é un miracolo questo cos'è?
Un sogno ancora difficile da realizzare per entrambe e per tutti gli italiani. Una settimana fantastica che ci ha regalato prima le imprese degli azzurri del basket agli Europei, imparagonabili però a quello che hanno fatto Pennetta e Vinci. 
Quest'ultima verrà ricordata nella storia del tennis come colei che, agli US Open, infranse il Grande Slam di Serena Williams, numero uno del mondo, battendola 2-6, 6-4, 6-4 e a Flushing Meadows.

La Pennetta invece si é sbarazzata due ore prima della numero due del circuito, Simona Halep. Dopo la vittoria di Flavia e la conseguente storica finale conquistata, nessuno avrebbe mai pensato al bis italiano. Contro la Williams era semplicemente impossibile solo immaginarlo.

Eppure lo sport regala anche questo, è in grado di regalare un giorno simile e di far godere ed esultare un popolo intero. 

Nella storia del nostro tennis, non era mai successo niente di tutto questo. Piangere per un giorno così. Sorridere in un giorno così. Flavia Pennetta contro Roberta Vinci, comunque vada sarà un successo.

US Open: Pennetta stratosferica, è finale!

In 59 minuti di tennis perfetto, Flavia Pennetta batte Simona Halep 6-1, 6-3 e riscrive la storia del tennis nostrano lasciando 4 game alla numero 2 del mondo: la brindisina è la prima giocatrice italiana in finale a Flushing Meadows

Brava, bravissima, incantevole Flavia Pennetta! La nostra sale in cattedra e impartisce un'ora, anzi, 59 minuti di lezione di tennis a Simona Halep sul centrale di Flushing Meadows. É la quarta volta su 5 precedenti che la Pennetta batte la romena in carriera; è la prima volta che Flavia, già semifinalista nel 2013 e vincitrice un anno dopo a Indian Wells, accede a una finale slam; è la prima volta che una tennista italiana giocherà l'epilogo degli US Open.

Da Agnieszka Radwanska a Petra Kvitova, Flavia Pennetta ha ricamato oggi un altro piccolo capolavoro sul cemento americano: giocando profonda per allontanare dal campo Simona Halep e spingerla negli angoli in contropiede, accelerando lungolinea, servendo bene e sbagliando pochissimo, ma specialmente uscendo dagli scambi più prolungati con delle spettacolari variazioni in drop-shot, contro-smorzate in avanzamento, volée d'incontro… Che spettacolo!
Fonte (Eurosport)