07.03.2021

Sportivando

Ripartire, la prossima sfida

Dalla rivista Primato, marzo 2021.

Scendere in piazza, battersi per lo sport e studiare il futuro.

In questi mesi si gioca una partita fondamentale…

Lo sportivo è sempre proiettato al futuro, alla prossima gara. Se il primo tiro della partita finisce in curva, cerca di pensare ai minuti successivi della partita. Il campione guarda a un evento andato male, con una domanda nella testa: “a cosa potrà servirmi questa esperienza per la prossima sfida”? Le risorse psicofisiche sono tutte là, proiettate nell’azione da compiere e vengono per questo utilizzate nel momento in cui il piano futuro non fa altro che diventare azione corrente.
Arriviamo dallo sport, viviamo nello sport e anche noi pensiamo da uomini di sport.
E veniamo da un periodo durissimo, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle. Stiamo combattendo dentro e fuori i Palazzi della politica e tanti articoli di giornale stanno lì quotidianamente a testimoniarlo; così come la vicinanza della base territoriale, una grande famiglia che non si è mai disunita. Ecco, se il bilancio del nostro lavoro, e di quanto seminato negli anni, dobbiamo misurarlo da come oggi continua a sostenerci il nostro popolo, allora sì, riusciamo a trovare in questa maledetta pandemia un motivo per guardare al futuro con rinnovata speranza.
Per il fatto di scendere in piazza chiedendo rispetto e mettendo pressione – in modo sin troppo aggressivo, secondo qualcuno – verso una politica appiattita su decisioni timide e confusionarie, pagheremo forse anche qualche scotto come Ente. Sicuramente non saremo tra i primi della lista quando ci sarà da frequentare i salotti buoni. Ma lo sport – e la nostra gente – è stata considerata l’ultima ruota del carro. E, per la valenza economica e legata alla Salute pubblica del nostro comparto, questo è inaccettabile.

Scendere in piazza, battersi per lo sport e studiare il futuro. In questi mesi si gioca una partita fondamentale…
Lo sportivo è proiettato al futuro, scrivevamo all’inizio.
E allora, tra informazione, sostegni e sedute di cappa e spada, ci siamo messi anche a studiare numeri e tendenze. A un anno dall’inizio della pandemia che ha piegato il Paese e fatto abbassare tante serrande, dobbiamo approfondire per pro- seguire a proporre soluzioni. Che partano dai giovani considerando il rischio concreto che questa storica stagione abbia profondamente inciso sulle abitudini quotidiane di un’intera generazione. Con questo spirito, ad esempio, è nata un’indagine – denominata In&Out – con- dotta insieme a Sport e Salute e all’agenzia demoscopica SWG, attraverso la somministrazione di un questionario su un campione nazionale di 2.927 soggetti di età com- presa tra i 16 e i 90 anni.
Abbiamo cercato di capire quali danni avesse portato la pandemia non sulle nostre associazioni e strutture, dato che purtroppo ben conosciamo e sul quale stiamo da tempo dibattendo e in virtù del quale battendoci, ma sull’approccio allo sport della cittadinanza sportiva.
Emerge un elemento statistico non rassi- curante: solo il 35% del campione pratica attività fisica/sportiva più volte a settimana. Il 40% dei ‘saltuari’ effettua attività fisica al massimo una volta a settimana. C’è una sacca del 25% di sedentari soprattutto al Sud della penisola o tra le fasce meno istruita della popolazione.
Fuori di casa, le attività rimangono quelle della camminata veloce 68% del campione, 20% bicicletta, 19 corsa. In casa il 43% pra- tica ginnastica, fitness, esercizi (25% senza ausilio di internet, app, tv, dvd, video o con- solle di gioco, 18% con) e il 4% giochi ricreativi e attività ludiche in casa o in giardino. Gli intervistati potevano, ovviamente, dare risposte multiple.
Altro dato sul quale riflettere: la ricerca conferma che la metà degli sportivi non fa riferimento ad alcuna organizzazione. E di quelli, invece, presenti all’interno dell’Ordinamento sportivo, solo uno su 5 si dice iscritto ad un organismo di riferimento. Non trascurabile (28%) la quota di chi non sa rispondere con certezza. Su entrambi i temi, ben conosciuti, sarà opportuna una riflessione che rimandiamo ad altro spazio. È certo che il Sistema sport non può continuare a far finta di nulla…
In tutto ciò una buona notizia. Prima del Co- vid, del campione intervistato che dichiarava di praticare attività sportiva, il 59% ha continuato e solo il 7% ha smesso di farla. Del 34% che non si allenava, anche prima della pandemia, il 18% ha continuato con atteggiamenti di sedentarietà ma il 16% ha iniziato a muoversi. Un fiore, in fondo, può nascere anche dall’asfalto rovinato dal tempo e dall’incuria.

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