09.05.2022

Animali e Sport

Rey, il cavallo che visse due volte

Si chiude inaspettatamente la rocambolesca vita del purosangue inglese protagonista di un libro, che ha fatto di un centro ASI la sua casa degli ultimi anni.

Se n’è andato in punta dei piedi Rey del Mundo. Dopo aver impersonato nella prima parte della sua vita la leggenda del terrore per i fantini del mondo delle corse ed aver stupito tutti nella seconda parte mettendo pazientemente a cavallo principianti e diversamente abili, Rey ci ha lasciato, senza preavviso alcuno, rapito da una colica fulminante, nel suo box presso la scuderia ASI Il Sagittario. Per giorni, sulla porta del suo box, una gerbera rosa.

Barbara Morani e Rey nel 2003

Sembrava non dovesse morire mai quel cavallo, tante ne aveva passate. Una vita complicata quella di Rey, divisa tra due aspetti talmente diversi ed entrambi talmente eccezionali, da meritarsi un libro che ne narrasse gli accadimenti e che si intitolasse proprio “Rey. Il cavallo che visse due volte”: autore, insieme al Tecnico ASI Barbara Morani che ne ha curato un capitolo, il giornalista Rinaldo Boccardelli, che acquistò il cavallo all’età di 3 anni insieme a suo fratello: la sua scuderia, infatti, era allora ed è ancora oggi un nome importante nel mondo delle corse all’interno dell’Ippodromo delle Capannelle.
Rey, purosangue inglese doc, si era subito fatto conoscere all’interno dell’ippodromo come un cavallo caratteriale ed umorale: non tutti potevano montarlo (più di un fantino non gradito era stato frullato in aria senza tanti complimenti) e non sempre poteva allenarsi: aveva i suoi giorni no e talvolta solo la compagnia di alcune cavalle grigie che prediligeva ne consentiva l’allenamento. Un soggetto del tutto sui generis che aggiungeva alle sue stranezze un terrore claustrofobico per le gabbie di partenza e che metteva ogni volta a repentaglio la sua stessa incolumità e quella del fantino. Per contro, ogni volta che, seppur rocambolescamente, Rey riusciva a partire in una corsa, la sua performance era impressionante, tanto da uscire spesso vincente, anche di somme di riguardo. La sua fama di cavallo pericoloso aveva trovato il coronamento nell’ultima corsa: l’escamotage di farlo entrare per ultimo nelle gabbie quella volta non funzionò e sia il cavallo che il fantino riportarono lesioni abbastanza gravi da decidere di ritirare Rey dalle corse. In cerca di una soluzione diversa per la sua vita, Rey a soli 6 anni, approda presso Il Sagittario, la cui titolare, Barbara Morani, aveva accettato la sfida di tentare una sorta di riabilitazione del cavallo. Da sempre appassionata di purosangue inglesi, Barbara era un’amazzone di Salto Ostacoli ed un’istruttrice presso lo storico centro ASI L’Auriga di Nicoletta Angelini, che oggi rappresenta il caposaldo della Formazione Socio Sanitaria in ASI. Nei ricordi di suo marito, Mauro Benvenuti: “quel giorno a Capannelle eravamo stati avvisati che si trattava di un cavallo pericoloso, perciò ci eravamo avvicinati al box con circospezione: a rompere gli indugi è stata Giulia, mia figlia, affetta da un disturbo comportamentale, che con una sonora sberla sul muso aveva avvicinato Rey e, ancora sbigottito, lo aveva fatto salire sul van senza che questi facesse la minima opposizione”.

Con quel ceffone la sua seconda vita era già cominciata e Rey non lo sapeva ancora. Il cavallo prese ad essere montato all’inglese dapprima da cavalieri più esperti che lo hanno anche portato in gare di Salto Ostacoli e poi, man mano, da soggetti sempre meno esperti, giungendo anche a farsi montare da principianti e sporadicamente da ragazzi diversamente abili. Sopravvissuto anche alla donna artefice della sua rieducazione (Barbara ci ha lasciato alcuni anni fa), Rey, ha inevitabilmente lasciato un vuoto; Rinaldo Boccardelli ricorda: “Questa storia mi ha accompagnato per un bel pezzo di vita tanto che, alla notizia della sua scomparsa, l’emozione mi ha attanagliato. E’ stato un cavallo unico perché si è rimesso in gioco creando un grande coinvolgimento emotivo in Barbara che lo ha salvato e nei suoi allievi, disabili e non. Io stesso continuavo ad andarlo a trovare un paio di volte all’anno e mi mantenevo in contatto con Macarena, la ragazza che lo ha montato negli ultimi tempi, oggi Tecnico ASI”.

E’ all’interno dell’Ippodromo delle Capannelle che il Settore Sport Equestri di ASI ha stabilito il suo quartier generale; completamente integrato alle attività dell’ippodromo, il Centro Tecnico è sede delle attività formative del Settore: dotato di aule e campo in sabbia, si adatta perfettamente all’esigenza di divulgazione ed istruzione di gruppi di allievi che aspirano ad un titolo tecnico. Qui si riuniscono anche le Commissioni d’esame di tutte le discipline e si tengono stage di formazione ed aggiornamento. Sede di tirocinio per i Tecnici di Base, il Centro Tecnico ospita una scuola di equitazione, La Pony Academy che usufruisce del campo in sabbia attrezzato e dei locali della ludoteca che ospitano la selleria, la club house, gli spogliatoi ed i servizi.

Oggi, che anche l’ultimo capitolo della storia di Rey è stato scritto, possiamo senz’altro salutare questo cavallo consapevoli che la sua doppia vita ha lascito il segno in quella di molti.

Rey in pista

 

 

L’Ippica in tutte le sue declinazioni

L’equitazione da corsa, comunemente ricompresa sotto il termine di Ippica, prevede discipline in cui il cavallo corre su pista montato o guidato da un fantino, in presenza o assenza di ostacoli; le specialità principali sono: il galoppo (in piano o ad ostacoli) ed il trotto.
La moderna ippica affonda le sue radici nelle popolarissime corse di cavalli dell’antica Grecia e dell’Impero Romano e facevano anche parte delle antiche Olimpiadi. La svolta moderna vera e propria avviene in Inghilterra a patire dal XVII secolo: qui viene selezionata una razza dedicata, il Purosangue Inglese, e vengono elaborate nuove regole che dividono l’ippica in 3 specialità: il galoppo, il trotto e gli ostacoli. Accanto al lato agonistico si sviluppa in breve una passione per le scommesse che giunge sino ad oggi: ogni ippodromo è dotato di sale corse o dei cosiddetti picchetti presso cui vengono effettuate le puntate.

  • Il Galoppo: è una specialità su pista in piano dell’ippica con un percorso che varia da 800 a 4000 metri, in cui il fantino che monta il cavallo è sollevato su una sella molto piccola e leggera; i cavalli prevalentemente usati sono i purosangue inglese e le categorie prevedono a volte limiti di età per la partecipazione.
  • Corse a ostacoli: hanno caratteristiche simili alle corse di galoppo, ma presentano degli ostacoli o siepi. Distinguiamo specialità diverse: siepi, steeple chases e cross country.
  • Trotto: in queste corse il cavallo è condotto da un driver che siede sul sulky, un piccolo calesse a due ruote. La lunghezza della pista varia da 800 a 1600 metri. L’Italia vanta una grande tradizione di corse al trotto tanto da essere l’unico paese al mondo, insieme a Francia e Svezia, in cui le corse di trotto sono più diffuse di quelle di galoppo.

 

 

Le corse più famose in Italia

Dal Derby di Trotto ad Agnano, da Trieste a Cesena, passando per Milano. Quali sono le corse più famose dello stivale?

Derby italiano di Trotto (Roma): è una corsa considerata la vetrina più prestigiosa per i cavalli da trotto ed è dedicata ai trottatori maschi e femmine di 3 anni allevati in Italia. Agli inizi del secolo scorso si disputava a Villa Glori, poi presso l’ippodromo di Tor di Valle e ora, dopo un’unica parentesi in cui si è tenuta ad Agnano, si disputa presso l’ippodromo delle Capannelle di Roma.
GP Lotteria di Agnano (Napoli): vanta un montepremi complessivo di 750 mila euro e deve il nome alla tradizionale lotteria di primavera; si svolge ad Agnano su una distanza di 1600 metri per trottatori di 4 anni. La sua formula prevede tre batterie eliminatorie e una finale, il tutto nella stessa giornata: questo fa di questa corsa una delle più dure, ma anche affascinanti del circuito ippico mondiale.
GP Tino Triossi (Roma): celebrata tradizionalmente nella ricorrenza dei Santi Pietro e Paolo, è una corsa di trotto su pista riservata a cavalli di 4 anni.
GP Giorgio Jegher (Trieste): dedicata all’omonimo massimo artefice del trotto triestino ed inventore della schedina del Totip, si svolge su una pista piccola e impegnativa della lunghezza di un miglio.

 

GP Orsi Mangelli (Milano): nata nel 1970, si tratta di una corsa al trotto riservata ai migliori cavalli maschi e femmine di 3 anni

 

Campionato Europeo di Trotto (Ippodromo San Savio, Cesena): è una delle corse più importanti del panorama europeo e si svolge ogni anno il primo sabato di settembre. Si svolge i 2 prove sulla distanza di 1660 metri: i 2 vincitori si sfidano in una corsa finale.

 

 

 

Il cavallo purosangue inglese

Alle origini del cavallo purosangue inglese ci sono 3 stalloni orientali (turco, arabo e berbero) che agli inizi del 1700 furono accoppiati a 100 fattrici autoctone inglesi, scelte per morfologia e velocità. Una quarantina di queste si ritrovano ancora oggi con la loro linea di sangue nelle genealogie dei cavalli in pista.
Le caratteristiche morfologiche del purosangue inglese sono variabili in quanto la selezione di razza, partita nel 1700, ha sempre avuto come criterio principale il numero delle corse vinte. Naturalmente, per essere veloci, i soggetti idonei alla pista posseggono caratteristiche simili, linee eleganti, dolicomorfe, testa piccola, collo lungo e dritto, linea dorso lombare allungata, altezza variabile tra 1,58 e 1,70 al garrese, mantello baio, baio scuro, morello, sauro e grigio; rari il roano e l’ubero; frequenti le balzane e le stelle.
La carriera sportiva nelle corse dei purosangue inizia a 2 anni e dura in piano fino ai 6-7 anni, mentre in ostacoli arriva anche a 13, 14 anni. Esistono corse per soli 2 o 3 anni e corse per i 3 anni ed oltre.

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