La leggenda con i guantoni

È del 2001 il film di Michael Mann interpretato da Will Smith che racconta la vita del più grande pugile di sempre, Muhammad Alì, nato Cassius Clay.“Sono io il Campione!”; quante volte, sentendo questa frase, il primo pensiero che ci attraversa è di dubitare delle vere capacità di chi le ha pronunciate, oppure di considerarlo un esibizionista? Non era questo il caso di Cassius Clay, poi cambiatosi il nome in Mohammed Alì: cinque volte campione dei pesi massimi, Oro ai Giochi Olimpici di Roma del 1960. Il film “Alì”, diretto nel 2001 da Michael Mann, ripercorre i dieci anni della vita del campione dal titolo vinto contro Sonny Liston nel 1964 allo storico incontro a Manila contro George Foreman nel 1974. Le sequenze iniziano con l’incontro Liston-Clay, dal quale Cassius Clay uscì vincitore nonostante tutti lo dessero perdente contro il campione in carica. Da quel momento in poi la carriera di Clay è inarrestabile: riuscì a battere molti pugili all’apice della loro carriera e si sentì in cima al mondo.
A questo punto il lungometraggio sposta l’attenzione dai successi sportivi alla vita privata del campione: convertitosi alla religione islamica, molto legato a Malcolm X e alle sue battaglie per l’uguaglianza, dongiovanni sicuro di sé, arriva a ribattezzarsi Mohammed Alì in onore del profeta musulmano. Questa decisione, assieme al rifiuto di partire per il Vietnam, celebre la sua frase “Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro”, lo porta a incontrare ostacoli e grandi difficoltà.  Proibitogli di combattere, revocatagli la licenza, Clay-Alì si ritrova presto sul lastrico, anche a causa delle spese incontrollate del suo staff. In questa brutta situazione non può nemmeno affidarsi alla sua guida spirituale, Malcolm X perchè assassinato nel 1965 durante un convegno. Conosce però una ragazza, Belinda Boyd, che conduce uno stile di vita più consono alle sue scelte, soprattutto relativamente all’ambito religioso.
Il film si conclude con l’organizzazione e lo svolgimento dell’incontro Rumble in the Jungle, svoltosi a Kinshasa, nello Zaire – oggi Congo, il 30 ottobre 1974. A scontrarsi furono Alì, deciso a tornare in vetta al mondo, e l’allora campione del mondo George Foreman; curiosità: fu il primo incontro organizzato dal poi famosissimo manager Don King, che sbaragliò la concorrenza degli altri organizzatori trattando direttamente con il leader dello Zaire Mobutu. All’ottavo round Foreman non si rialzò entro la conta del 10 dell’arbitro e Alì poté di nuovo laurearsi campione dimostrando a tutto il mondo di essere un vero campione, sia nella boxe che nella vita.
L’ultima sequenza vede il campione in piedi sul ring con le braccia alzate, davanti a una folla festante. Will Smith presta il suo volto a questo grande campione, dimostrando di saper spaziare dai ruoli nei block busters (Independence Day, MIB – Men in Black) a parti molto più intense e drammatiche, come poi sarà per La ricerca della Felicità e Sette Anime. Nel ruolo di Drew Bundini, secondo di Clay, troviamo Jamie Foxx, premio Oscar nel 2004 per Ray, nel quale interpreta magistralmente il grande musicista Ray Charles. Michael Mann, regista anche di Jericho Mile (che potete trovare su Primato di Marzo 2015), L’ultimo dei Mohicani e Insider con Al Pacino e Russell Crowe, deve condensare in due ore una leggenda vivente del pugilato e lo fa in modo convincente, mostrandone i lati positivi così come i più bui. Quei dieci anni di vita sono ritratti nella loro completezza, senza nascondere o ingentilire le situazioni, su tutto emblematica la frase di Budini, ricaduto nel tunnel della droga dopo che Clay-Alì aveva perso il titolo: “La libertà non è facile. La libertà è realtà. E la realtà è una figlia di buona donna”.

 

 

The Rumbe in The Jungle

Alì contro Foreman a Kinshasa nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo. Un incontro epico denominato The Rumble in The Jungle (“La rissa nella giungla”). L’incontro è considerato uno dei match più importanti, se non il più importante, della storia della boxe, per il fatto che segnò la riconquista del titolo da parte di Ali contro un altro famoso campione, Foreman, che in seguito avrebbe ripreso il titolo a sua volta.
Foreman e Ali passarono l’estate del 1974 ad allenarsi nello Zaire, abituando i loro corpi al calore e al clima tropicale della nazione africana. L’incontro era programmato in settembre, ma durante un allenamento Foreman si ferì all’occhio destro, per cui l’incontro dovette essere rinviato ad ottobre.
L’incontro cominciò alle 4 di mattina ora di Kinshasa, per poter essere trasmesso in diretta televisiva al pubblico americano nella fascia serale (del giorno prima).
Il venticinquenne Foreman era dato dai bookmaker per favorito: la sua vittoria veniva data fino a tre volte più probabile della sconfitta. Le quote erano influenzate dalle sconfitte subite da Ali contro Frazier e Norton, e dal fatto che Foreman aveva conquistato il titolo mondiale battendo proprio Frazier, mettendolo al tappeto per ben sei volte prima di mandarlo KO.
All’ottavo round, Ali assestò il colpo finale, un gancio sinistro che alzò la testa di Foreman abbastanza per permettergli di tirare un micidiale diretto al viso.
Foreman si immobilizzò, barcollò attraverso mezzo ring e infine si accasciò a terra di schiena. 

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