Dall’Asia al Mondo intero. La leggenda di Bruce Lee

Dragon racconta la storia dell’indiscusso mito delle arti marziali, la cui fama, ingigantita dalla tragica fine a solo trentadue anni, ha travalicato i confini del proprio continente.

La vita di Bruce Lee raccontata come se fosse un film con Bruce Lee. Questa potrebbe essere la descrizione della pellicola Dragon – La Storia di Bruce Lee, diretta nel 1993 da Rob Cohen, che con questa opera vide decollare la sua carriera da regista.
Il lungometraggio, basato sul libro Bruce Lee: the man only I knew scritto nel 1975 dalla moglie di Bruce, Linda Lee, inizia catapultando lo spettatore nell’incubo che il padre dello stesso Bruce vive, dove una enigmatica figura vestita da samurai minaccia di rapirgli il figlio.
Terrorizzato, l’uomo addestra il figlio nelle tecniche delle arti marziali ma, in seguito a una rissa tra lo stesso Bruce e un ragazzo inglese arruolato nella Marina, convince il figlio a trasferirsi da HongKong agli Stati Uniti.
Qui, però, il giovane Bruce non riesce inizialmente a integrarsi, sarà quando – raccolti un po’ di soldi lavorando come lavapiatti in un ristorante – riuscirà a mantenersi e iscriversi all’università, così le cose inizieranno a cambiare. Infatti è proprio all’Università del Washington a Seattle che conoscerà Linda  Emery, che poi diverrà sua moglie, e comincerà a dare lezioni di Jeet Kune Do, una nuova disciplina di sua invenzione caratterizzata dalla fusione di tecniche e principi combattivi appartenenti sia alle arti marziali orientali che agli sport da combattimento occidentali.
Questa nuova disciplina sportiva lentamente conquisterà sempre più allievi, permettendo al nostro di aprire delle palestre e iniziare così una redditiva attività imprenditoriale.
La comunità cinese però, gelosa delle proprie tradizioni, osteggerà l’approccio di Bruce, in quanto insegnava le tecniche anche ad allievi di etnia differente dalla loro; in aggiunta, la sua unione con Linda – di origini svedesi e inglesi – non era ben vista negli Stati Uniti degli anni ’60. Nonostante venissero osteggiati da entrambe le parti, Bruce e Linda proseguirono con i loro progetti.
La forte determinazione di Bruce nell’emergere viene notata da Ed Parker, conosciuto come il padre del Karate americano (Kenpo), che lo invitò a dare una dimostrazione delle sue innovative tecniche all’interno della sua trasmissione televisiva. Grazie all’esposizione mediatica, Lee viene scelto dal produttore televisivo Bill Krieger, per la parte di Kato nella serie Tv Il Calabrone Verde. Il personaggio di Kato è il braccio destro del protagonista, il Calabrone Verde del titolo, impersonato dall’attore Van Williams, e la coppia ricorda un po’ le avventure di Batman e Robin, con la differenza che Lee non potrà mai togliersi la maschera – per non mostrare i suoi tratti “troppo orientali” – e resterà sempre in secondo piano.
Nonostante il grande successo, Lee si vedrà sempre un estraneo a Hollywood, tanto da decidere – durante un viaggio a HongKong per i funerali del padre – di ritornare nel protettorato inglese, anche grazie alla scoperta che Kato, il suo personaggio ne Il Calabrone Verde, veniva visto come il vero protagonista della serie. Qui realizzerà pellicole che lo renderanno famoso a livello mondiale, come Il furore della Cina colpisce ancora (1971) e Dalla Cina con furore l’anno successivo, nel 1972.

Finalmente il talento di Lee è sotto gli occhi di tutti, ma questo comporta anche un suo allontamento dalla famiglia per i troppi impegni; la goccia che farà traboccare il vaso è l’offerta di recitare nel grande film di produzione holliwoodiana I tre dell’Operazione Drago. Per Bruce è ovviamente l’occasione per un ritorno in grande stile sugli schermi USA, troppo ghiotta per poterla perdere, ma Linda vi intravede anche la possibilità per la famiglia di ritrasferirsi nel continente americano.
Nonostante le difficoltà personali, Lee reciterà in questa pellicola a fianco degli attori statunitensi John Saxon e Jim Kelly e il lungometraggio sarà un successo, consacrando finalmente la figura del nostro eroe anche in Occidente.
Purtroppo però Lee non riuscirà mai a vedere tutta la popolarità che I tre dell’Operazione Drago gli regalerà, in quanto morirà improvvisamente a 32 anni per un edema cerebrale causato da una reazione allergica a un farmaco.

 

Il rifiuto di Brandon Lee

Il rifiuto di Brandon Lee ha una gestazione particolare, in quanto inizialmente il ruolo del protagonista era stato proposto a suo figlio Brandon, che però rifiutò per cercare di staccarsi dall’ingombrante ombra del padre venuto a mancare 20 anni prima. Per ironia della sorte, Brandon morirà nello stesso 1993, per un incidente sul set del suo film più famoso Il Corvo.
Jason Scott Lee (il cognome Lee è semplice omonimia) eredirerà la parte, affrontando la sfida di impersonare una leggenda conosciuta ancora oggi, a 50 anni di distanza dalla sua scomparsa.
La figura di Bruce Lee è entrata nell’immaginario collettivo di tutti noi nonostante, come si è visto, sia venuto a mancare in giovane età. Personaggio carismatico, d’impatto, riuscirà a cambiare l’idea stessa della popolazione asiatica che imperava a Hollywood, stereotipata nelle figure di camerieri, cuochi, personaggi bassi, nervosi, con grandi occhiali e denti sporgenti.
Da macchiette a eroi grazie a quest’uomo non particolarmente alto (raggiungeva il metro e 70, ben al di sotto degli statuari attori holliwoodiani che affiancava), ha dimostrato al mondo che non è necessario avere fisici imponenti per vincere sugli avversari, ma che tutto parte dalla mente, dalla concentrazione e dalla fiducia in se stessi.

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