07.06.2021
Come diceva un vecchio maestro, “non è mai troppo tardi”
Dalla rivista Primato, giugno 2021.
Partiamo da noi stessi per essere più forti e credibili
al momento di contribuire a rimettere mano al sistema.
Analisi sugli enti di promozione Sportiva
Chi ci conosce sa quanto ci siamo battuti, negli anni, per una riforma radicale dello sport, per ricondurre allo Stato le sue funzioni principali, per incrementare la pratica sportiva e valorizzare il ruolo del territorio, del volontariato e della scuola. E difeso strenuamente il mondo della Promozione sportiva tuttora subalterno allo sport di prestazione nonostante la sua importanza in termini economici e di risultati per la salute pubblica. Impossibile affrontare in poche righe risultati positivi e anche fallimenti. Finiremmo in una spirale di frasi dette e concetti già ribaditi. Sicuramente abbiamo fatto tanta strada. Tanta è ancora da fare. Ma, per proseguire proficuamente il nostro cammino, dobbiamo avere la forza e l’onestà di fare autocritica. Di metterci in discussione. Ci sono troppi aspetti che rendono debole l’azione non più unitaria degli Enti di Promozione Sportiva. Troppe storture e interessi di bottega. Partiamo dal nostro interno per essere più forti e credibili al momento di contribuire a rimettere mano al sistema.
Ben ricordiamo quando, anni or sono uscendo dal coordinamento degli Enti, parlammo di ‘mercanti di tessere’. Dichiarazioni forti che tornano oggi d’attualità. Purtroppo, aggiungiamo. Un documento, firmato dagli otto principali EPS, compresa ASI, ha sottolineato, la necessità di un salto di livello per il mondo della Promozione sportiva, non più in grado di patire, al proprio interno, conflittualità strumentali, a maggior ragione se a vantaggio di operatori poco rappresentativi della qualità e della tradizione dello Sport di Base del nostro Paese.
Occorre rimuovere quelle storture che hanno avuto il risultato di frenare la crescita del movimento sportivo e lo sviluppo armonico della promozione stessa.
Il documento congiunto sottolinea l’esigenza di creare le condizioni strategiche, politiche e normative per la nascita di un nuovo panorama in grado di eliminare incongruità del sistema come la mancanza di univocità delle modalità di svolgimento delle attività da parte delle diverse sigle a discapito della in particolare. O l’attitudine di alcuni soggetti ad agire nel quadro di mere finalità commerciali, in un regime di totale vuoto normativo, divenendo organismi atti a fornire copertura assicurativa e fiscale a operatori palesemente commerciali o che proliferano o addirittura sopravvivono unicamente attraverso la pratica di accordi con organizzazioni di secondo livello. Un nuovo quadro che combatta anche la consuetudine di “gonfiare” artificiosamente la propria consistenza.
Una riforma che parta dal nostro interno non è più derogabile per restituire rappresentatività al mondo della promozione sportiva. Nel frattempo, sentiamo l’esigenza di un organo vigilante. Sicuramente Governo e CONI devono fare chiarezza in questa direzione.
Servirebbe (in questo unico caso utilizziamo il condizionale) unità di intenti, adesso più che mai e tra gli Enti più rappresentativi, per fortuna, c’è. Come diceva Alberto Manzi, il Maestro della Tv in bianco e nero che ha alfabetizzato milioni di Italiani, “Non è mai troppo tardi” anche per tutti gli altri, a patto di dimostrare di avere veramente a cuore il bene dello sport e non meri interessi di parte.
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