01.03.2022

Animali e Sport

Animali e Covid: due anni tutti da dimenticare

Due anni cha hanno messo a dura prova anche gli amici a quattro zampe che collaborano nelle attività ASI e i loro detentori.

Due anni. E sembra solo poco tempo fa che ci chiudevamo in casa, un po’ per paura un po’ per decreto. Nell’altalenarsi delle varie fasi, in un “apri” e “chiudi” che ha destabilizzato tutti, all’interno del mondo ASI un angolo di attività ha sempre avuto un grave problema in più degli altri: gli animali. Tre sono le attività di ASI che si avvalgono della collaborazione di animali: l’Equitazione con i suoi cavalli, la Cinofilia con i suoi cani e gli IAA (Interventi Assistiti con gli Animali) col loro piccolo esercito di cavalli, asini, cani e piccoli animali.
Oggi sembra logico pensare che, durante il lock down, nonostante tutti i proprietari fossero rinchiusi, tutti questi animali non potevano certo essere abbandonati; eppure fin dal primo Decreto del 4 marzo abbiamo assistito a interpretazioni diverse che si sono susseguite, ciascuna figlia di convinzioni e letture a diversi livelli dello stesso DPCM. Ci è voluta una circolare del Ministero della Salute per chiarire che “…gli spostamenti relativi alla cura degli animali rientrano nella casistica prevista dalla deroga relativa ai motivi di salute che si intendono così estesi anche alla salute degli animali”. E poi: “coloro che si occupano di animali (…) devono continuare ad assicurarne la salute ed il benessere”.

Salvaguardati dunque gli aspetti di tutela della salute, si è posto per i cavalli impiegati in Equitazione il problema delle scuole, realtà silenziose che sono poca cosa di fronte a economie messe in ginocchio dalla pandemia. Ci sono stati tempi duri, momenti in cui le spese per il mantenimento dei cavalli continuavano a correre, mentre le entrate erano azzerate; tempi in cui qualcuno ha dovuto chiedere aiuto per far sopravvivere i propri animali; e il Settore Sport Equestri ha saputo rispondere: rifornimenti di fieno sono partiti verso diverse direzioni della penisola perché la fame dei cavalli non si aggiungesse alle molteplici piaghe del periodo. Per contro l’equitazione è stata, in un secondo momento, una privilegiata del mondo sportivo: la sua ambientazione all’aria aperta ha fatto di questo sport uno dei pochi in cui i rischi di contagio sono bassissimi e la cui pratica è quindi consentita; l’ambito equestre ha potuto vivere la soddisfazione di accogliere i bambini ed i ragazzi che erano stati chiusi in casa per mesi, di riportarli all’aria aperta e di farli tornare al contatto con la natura. E anche nelle fasi successive in cui le restrizioni sono tornate pressanti, l’equitazione è rimasta come valvola di sfogo che ha aiutato centinaia di ragazzi privati della socialità, dello sport e talvolta anche della frequenza scolastica.

Il Covid-19 è entrato naturalmente anche nelle vite degli affiliati che si occupano di cinofilia; la gran parte delle attività è stata fermata e il primo anno è stato vissuto come in un tempo sospeso: nei centri vuoti l’erba incolta aveva preso il posto di tutti i progetti. Luisella Vitali, Responsabile Nazionale del Settore Cinofilia, all’epoca lasciava trasparire tristezza e incertezza: “In silenzio abbiamo interpretato e accettato uno dietro l’altro i DPCM emanati dal Governo; 12 milioni di famiglie hanno un cane in Italia, e noi, attraverso lo sport e la cultura, le sosteniamo con passione, ma anche con professionalità; facciamo prevenzione e li aiutiamo ad integrarsi nel tessuto sociale e nell’ambito urbano”. Anche qui, dunque, si tratta di realtà silenziose, forse anche perché i cani risiedono per lo più nelle abitazioni di ciascuno e non in strutture attrezzate come può essere una scuderia; un angolo di economia dove regna il precariato, il lavoro occasionale che spesso va ad integrare minimi salari. Lentamente, poi, le attività sono riprese da quelle singole e a seguire anche quelle di gruppo. Oggi si è tornati ad un’apparente normalità e, anche se la situazione non è ancora abbastanza definita da lasciar comprendere appieno cosa sarà il futuro, si sta comunque lavorando sui proprietari di cani, più che sugli addetti ai lavori, affinchè creino una relazione col proprio cane e non lavorino solo per avere un animale educato; durante il periodo emergenziale, infatti, ci sono state molte adozioni, ma non essendo state queste gesti consapevoli, quelle temporanee sono state rilasciate, mentre su quelle definitive si deve lavorare per rendere equilibrato un rapporto partito spesso su basi sbagliate, se pensiamo che durante i mesi di lock down i cani venivano acquistati solo per poter uscire o venivano anche prestati per questo scopo.

Una storia ancora diversa per gli IAA: nei loro aspetti riabilitativi (cioè le TAA, Terapie Assistite con gli Animali) hanno sempre costituito un’eccezione, trattandosi di prestazioni rientranti nell’ambito sanitario: pertanto ai centri accreditati per le Terapie Assistite con gli Animali il Ministero della Salute ha sempre consentito di proseguire le proprie attività. Ecco dunque che la pandemia, laddove persisteva ancora qualche resistenza e confusione, ha finalmente sancito una differenza netta tra attività attuate con animali a carattere riabilitativo (e quindi accreditate in ambito sanitario) e attività a carattere ludico o sportivo.
Per il resto (EAA Educazione Assistita con Animali e AAA Attività Assistite con Animali), durante l’emergenza epidemica, la maggior parte degli interventi erogati sul territorio sono stati sospesi, eccezion fatta per alcuni progetti basati su attività da remoto.
“La sosta che abbiamo dovuto rispettare ha permesso a cavalli ed asini di vivere giornate intere in branco, ma la soddisfazione è stata quella di verificare, ogni qualvolta mi sono recata al Centro, la loro voglia di venire da me a “chiacchierare” a conferma di come la relazione che si è instaurata sia piena di collaborazione piuttosto che di uso”. Questa la chiosa della dottoressa Nicoletta Angelini, Responsabile Nazionale del Settore di Formazione Socio Sanitaria, che riporta l’attenzione sul tema della relazione; e proprio la relazione infatti ha guidato le attività con animali nel secondo anno di emergenza da pandemia ponendosi anche come tema per il futuro: numerosi i progetti outdoor che, fondandosi sulla relazione con l’animale, hanno dato vita alla ripresa delle attività assumendo un ruolo ed un’importanza mai avuti prima e destinati a rimanere, come testimonia la recentissima modifica alla Costituzione in materia di tutela degli animali e dell’ambiente. Quindi si sta imparando a guardare all’animale diversamente: non solo amico dell’uomo ma anche un prezioso alleato per la salute e per l’ambiente.

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