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24.08.2020

Sport

| Giochi antichi

Lo sport nel mondo antico Romano. Lo racconta (e lo fa vivere) una nostra associazione…

Nel mondo romano, l’origine dei “Giochi” ha radici simili  a quella dei greci per poi assumere  un significato esclusivamente politico e di consenso popolare.
Abbiamo chiesto ad Aquile Romane, associazione affiliata ASI, di raccontarli. Il gruppo ha una vasta area a sud di Roma nella quale sono riscostruiti i giochi del mondo antico. 

 

(L'area in cui opera Aquile Romane, visitata dal nostro Presidente Claudio Barbaro)

LUDI, MUNERA, CERTAMINA
Le gare atletiche già ampiamente diffuse nel bacino mediterraneo, giunsero a Roma relativamente tardi, durante la Repubblica.
Da questo momento e fino alla tarda antichità fu un crescendo di giorni dedicati ai “Ludi”, alla fine della Repubblica erano 17, verso la fine del quarto secolo d. C. 177!
Le gare, giochi, venivano organizzati per motivi religiosi, dove per religioso si intendono molteplici finalità quali; funebri, celebrativi anche privati,trionfali.
Per i romani quindi lo sport diventò presto spettacolo e lo spettacolo per ottenere consenso necessitava di grandi spese e grande cura. Inizialmente, ad occuparsi di gare e spettacoli (LUDI) furono dei magistrati  gli Edili poi i Pretori ed infine in età imperiale i curatori (curatores) che avevano appunto la Cura Ludorum
I Romani crearono per  ogni tipo di spettacolo,una struttura funzionale ad esso, da prima strutture semi stabili, poi imponenti edifici in muratura ancora oggi in parte visibili.
Secondo Tito Livio, la prima gara atletica con regole rispondenti ad un Agone Greco si svolse in Roma nel 183 a.C. e fu Il Console Marco Fulvio Nobiliore ad organizzarla, inserita all’interno di ludi che prevedevano anche musica, teatro e danza, come festeggiamento dopo la sua vittoria sugli Etoli e su Abracia.
Per non creare confusione nel lettore ribadiamo che si trattava di gare atletiche di tipo ”greco“ mentre già da tempo  in uso erano lotte tra uomini e corse con quadrighe e cavalli.

Le discipline atletiche
Terminata la moralistica ostilità dei romani della Repubblica nei confronti dei Greci, le gare atletiche assunsero sempre sotto forma di spettacolo, una diffusione notevole.
Dal 2 d.C si organizzarono a Napoli i Sebastà  Isolimpici grandiose  gare di tipo Olimpico in Onore di Augusto da svolgersi ogni 4 anni.

Le specialità
Corsa a staffette, pugilato, lotta, pancrazio, attività equestre, pentathlon o quinquertium che includevano salto in lungo,corsa dello stadio, lancio del disco, del giavellotto e la lotta.
I partecipanti divisi in categorie e squadre, oltre a rappresentare loro stessi, erano simbolo e voce di idee politiche e rivendicazioni sociali.
Tra le gare atletiche più apprezzate vi erano la corsa con armatura e scudo (chiaro richiamo alle virtù militari) e la curiosa Lampadadromia gara a staffetta dove in luogo del tradizionale testimone vi era una lampada votiva accesa.
Nella lotta e nel pugilato non esistevano le categorie: gli abbinamenti avvenivano per sorteggio di lettere uguali. Il vincitore, già stanco, doveva affrontare un avversario riposato e  così via. Non vi erano momenti di pausa e l’incontro terminava per vittoria netta o resa dell’avversario.
I guanti usati erano del tipo greco Imantes Oxeis, di cuoio, legati con lacci dello stesso materiale si indossavano sopra fasce di tessuto. I romani modificarono con il tempo i guantoni  dotandoli di rinforzi in metallo dall’effetto devastante.
I ”paidotribi” erano gli istruttori dei lottatori e dei pugili i quali insegnavano trucchi e tecniche agli atleti. Gli atleti si cospargevano il corpo con oli prima di ogni incontro. L’olio impediva il contatto o la presa ravvicinata dell’avversario. Al termine della gara si cospargevano di sabbia che assorbiva l’olio, il tutto si asportava con uno strumento chiamato strigile, di bronzo dalla forma ricurva.
Queste operazioni venivano svolte da schiavi o da personale della squadra di appartenenza dell’atleta.
Le gare di atletica leggera e pesante si svolsero in diversi luoghi pubblici e privati ma il luogo usato per le gare più importanti e per esse create, è lo stadio.
La sua lunghezza destinata alle corse è lunga 600 piedi,( variabile 185/200 mt) quindi  1 stadio,di qui il suo nome.
La larghezza è di circa 100 piedi. Le misure cambiarono leggermente con il tempo.
Ai lati le cavee per gli spettatori mentre uno delle due estremità  è curva l’altra è tronca.
Generalmente in terra battuta era dotato di spogliatoi e magazzini nella parte sotterranea.
Stadi temporanei in legno a Roma ne furono costruiti diversi ,si ricordano quelli di Cesare 46 a.C. e Augusto 28 d.C.
Fu con Domiziano ideatore del quinquennale Certamen Capitolino Iovi, gara musicale, ginnica, ippica di ispirazione greca, che Roma si dotò di uno splendido stadio in muratura, forse in sostituzione di uno temporaneo fatto costruire da Nerone, lo Stadio di Domiziano appunto identificabile chiaramente oggi  per la sua impronta nella attuale piazza Navona che ne mutua il nome corrompendolo da Agones in Nagona, Navona.
Il monumento è visitabile con ingresso da piazza di Tor sanguignia.

LUDI CIRCENSES
Panem et circenses, cosi Giovenale nella satira X, descrive i romani, dediti  alla raccolta di cibo gratuito ed alla frequentazione del Circo Massimo punto di incontro sociale della città a cui potevano accedere numerosi anche i plebe per dare voce alle loro richieste o in alternativa,per non chiedere nulla visto che avevano tutto…
Quello che Giovenale ci descrive è lo spettacolo dei giochi come fenomeno di distrazione di massa e di consenso  evidenziando con il termine circenses il luogo che più di altri per dimensioni e legame con le tradizioni religiose del passato, ha: il Circo. 
Nella Roma delle origini cerimonie religiose da svolgersi con cavalli e carri (quindi destinate con il tempo al circo), ve ne erano diverse e tutte importanti.
Tra queste, la più importante fu la gara di carri organizzata per i consualia,festività in onore del Dio Conso, svoltesi nella area del futuro Circo Massimo, durante la quale avvenne il “ratto delle Sabine”
La struttura del circo, destinata alle popolari corse con i carri trovò in Roma diverse collocazioni. Nella Roma delle origini oltre allo spazio del futuro circo massimo, vi era in campo Marzio il Trigarium, tra le attuali Campo dei Fiori e Ponte Vittorio Emanuele.
Durante la Repubblica venne costruito un circo semi stabile era il 221 a.C. per opera di Caio Flaminio nella zona del Teatro Marcello.
Oggi a Roma possiamo ammirare ancora il Circo di Massenzio, osservare ciò che rimane del circo Varriano a Santa Croce in Gerusalemme e Naturalmente il Maestoso Circo Massimo. Il più grande edificio per spettacoli del mondo antico.
Il circo misurava 600 mt di lunghezza  per 140 di larghezza,si è calcolato che potesse contenere fino a 250.000 spettatori, forse di più.
La sua costruzione sembra sia stata cominciata da Tarquinio Re Etrusco di Roma. 
In esso si svolgevano le corse con i carri, quasi sempre quadrighe, cioè carri tirati da quattro cavalli, a volte si usavano trighe (con tre).
La sua forma richiama quella degli stadi con lati lunghi, quello di fondo curvo e l’altro di fondo tronco.
Qui vi erano i carceres, recinti, stalle dove gli “Aurighi” le stelle dell’epoca, i piloti, attendevano prima della gara..
Il pubblico gremiva gli spalti delle parti lunghe. L’imperatore aveva il suo palco grosso modo sotto il Palatino mentre dal lato opposto, sotto l’Aventino, l’Editor  spectaculorum, dava il via alle gare agitando una Mappa, grande ritaglio di tessuto bianco.
I carceres erano leggermente obliqui per dare la possibilità ai carri di non partire svantaggiati,questo perche al centro del circo, vi era,come in tutti i circhi, una spina.
La spina era un terrapieno riccamente decorato e serviva da base per statue, edicole, fontane ed obelischi.
Alle estremità della spina due grandi costruzioni a forma di cono,le mete. Queste indicavano il punto dove girare per completare la corsa.
Di forte valore simbolico i sette giri che si dovevano compiere,subirono cambiamenti con il passare degli anni.
L’auriga ,schiavo o appartenente ai ceti inferiori,poteva come per i  gladiatori,conquistare fama e successo.
Durante la repubblica le squadre erano due Bianca (albata) e rossa (russa), durante l’impero si aggiunsero la verde (prasina) azzurra (veneta)
Così colorate le fazioni di tifosi si trovavano unite e divise nello stesso logo, proprio come capita oggi durante gli eventi sportivi! Non di rado scoppiavano tumulti ma non solo per motivi sportivi,il circo era il termometro della società! Panem et circenses, non dimentichiamolo.
Le ultime corse ufficiali si svolsero verso la fine del quarto secolo d.C.
Una curiosità: L’obelisco egizio che si staglia imponente in Piazza di San Giovanni in Laterano, fu portato a Roma dall’Imperatore Costante II nel 357 d.C. e da li spostato dove si trova ora a San Giovanni nel 1587 dall’architetto Domenico Fontana che lo recuperò sotto un riporto di terra di sette metri.
L’altro obelisco che si trovava sulla spina del circo si trova ora in Piazza del popolo, sempre a Roma.

 

Il villaggio
Aquile Romane è un centro per l’interpretazione storica, sportiva ed ambientale. Situato a Sud di Roma dove la città perde il suo aspetto urbanizzato ed incontra una zona protetta di pregio (Riserva Naturale di Decima Malafede).
Via Clarice Tartufari 2 – Riserva Naturale Decima – Malafede
06.5072852 – 334.8318736
asdaquileromane@gmail.com
www.aquileromane.com

 
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