26.08.2020
Istituzionale
La Sicilia che non si fa travolgere, ma che trae insegnamento anche dal lockdown, raccontata dalle parole del suo Presidente Regionale
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SICILIA
Maria Tocco
C’è una Sicilia che non si rassegna, quella del proverbio trinacrio “calati juncu ca passa la china” (calati giunco che passa la piena): se vedi la piena che arriva, non farti travolgere ,ma piegati, cerca di riportare il minor danno possibile e cogli l’occasione per trasformarti. “La resilienza è forse l’insegnamento più grande che questo periodo ci ha lasciato” così Maria Tocco applica il proverbio alla situazione degli ultimi mesi e, da donna tutt’alto che superficiale, richiama l’attenzione sull’utilità di aver saputo trarre momenti di crescita anche dal periodo più negativo che la storia del dopoguerra abbia potuto scrivere. La sensazione è che una signora del suo carattere e del suo vissuto abbia applicato questo concetto tutta la vita, ancor prima che il termine resilienza invadesse l’ultima moda del linguaggio forbito, facendo di questo principio il faro della propria esistenza.
Contrariamente a ciò che avviene per i più, Maria si è avvicinata al mondo dell’associazionismo sportivo, non come atleta, ma seguendo il marito nella sua attività di arbitro di calcio; facendo tesoro del suo vissuto, ben presto ha fondato un’associazione di volontariato di famiglie di ragazzi portatori di handicap approcciandosi così alle dinamiche associazionistiche e permeandole, fino ad entrare in ASI e ricoprire, una ventina di anni fa, il ruolo di Presidente Provinciale di Trapani; a seguire è diventata Responsabile Nazionale ASI Biliardo e, da 4 anni è Presidente Regionale ASI Sicilia e Vicepresidente della Consulta dei Comitati Periferici ASI, dopo aver contribuito alla nascita della stessa.
Il momento di crisi può essere quindi vissuto come un’opportunità?
“Certamente; abbiamo ad esempio rivalutato l’uso del digitale che prima veniva quasi demonizzato; certo, riuscire a fare tutto in digitale è pesante e poco adatto al nostro mestiere fatto di relazioni e di attività pratica, ma l’opportunità di una gestione mista andrebbe valutata. Del resto, quando hai una difficoltà, devi esser capace di resistere e devi imparare ad apprezzare quello che hai. Il Covid ci ha insegnato a godere delle nostre case, delle nostre famiglie, e, per noi che siamo sempre di corsa, di riscoprire anche la cucina; ci sono mancati gli affetti se erano lontani, ma superato l’aspetto economico e sanitario siamo stati sereni”.
Com'era il volto della Regione prima del coronavirus?
“La stagione 19 / 20 era partita con grande soddisfazione di tutta la dirigenza siciliana; c’era un notevole fermento con conseguente afflusso di nuove società ed una miriade di progetti ancora in embrione pronti a crescere; il Covid ci ha bloccati sul più bello tagliandoci le gambe con i calendari degli eventi a metà o addirittura all’inizio”.
L’isola annichilita dal lockdown. Come hanno vissuto il durissimo periodo la regione e i Comitati?
“Ci siamo pian piano organizzati, un po’ a tutti i livelli: sia noi come Comitato Regionale, in piena sinergia con i Comitati Provinciali, ma io ho visto anche dirigenti di società e semplici tecnici portarsi a casa computer e stampanti per poter dare continuità al proprio lavoro; molti presidenti hanno creato attività da casa sfruttando le modalità on line; nel rapporto con affiliati e tesserati, si sa, il contatto diretto e la relazione sono fondamentali perciò anche noi come Comitato Regionale abbiamo tentato di mantenerli con i mezzi che avevamo. Abbiamo cercato di seguire comunque tutti e di mantenere vivo l’interesse: per questo, in tempo di quarantena, ci siamo adoperati per organizzare diverse iniziative tra cui una tappa di Top Tour in modalità virtuale, abbiamo effettuato un Consiglio Regionale e partecipato alla Consulta dei Comitati Periferici.
Fortunatamente, con la coscienza che da soli si è ben poca cosa, nel tempo abbiamo costruito un bellissimo rapporto di amicizia e stima con i Comitati Provinciali.
Oggi per fortuna le cose sono cambiate e siamo tornati appena è stato possibile riaprire gli uffici: il Comitato Regionale è aperto tutti i giorni e abbiamo scelto di non chiudere ad agosto per cercare di dare il massimo dell’assistenza alle società; abbiamo anzi colto l’occasione per dare appuntamento nei nostri uffici a tutti i tecnici e i dirigenti per conoscere le loro difficoltà e tentare di affrontare insieme le criticità; il contatto col territorio è il più efficace mezzo di fidelizzazione, lo strumento che consente di crescere più di qualunque altro. L’attività associativa, come dice la parola stessa, richiede vicinanza, perciò, se è vero che durante il lockdown abbiamo cercato di stare comunque vicini, seppur solo virtualmente, è anche vero che non avremmo potuto continuare all’infinito senza intaccare le relazioni e che il periodo è stato pesante da questo punto di vista: ci ha tolto il bello di uscire sui campi sportivi che è la vocazione del nostro mestiere, ci ha tolto le manifestazioni e tutto ciò che comprende il rapporto umano… e ci ha lasciato i computer”.
Ci sono stati eventi ASI sospesi o cancellati?
“Il calendario era fitto di appuntamenti, come si conviene alle porte di una primavera promettente: naturalmente sono saltati tutti lasciando ciascuno un segno più o meno profondo. Proprio per la domenica 8 marzo avevamo organizzato una gara ciclistica importante: la Alcamo-Gibellina di ciclismo su strada con 350 partecipanti. E’ stata bloccata con una mail della prefettura la sera prima! Oneri economici, trafile burocratiche , premi acquistati, ambulanze prenotate, personale… e poi il nostro morale… mi emoziono parlandone perché ci abbiamo sperato fino alla fine, ce l abbiamo messa tutta, tutto il cuore. Tutti: i dirigenti, i collaboratori, da chi pianta il primo chiodo a chi ricopre ruoli di coordinamento: ci avevamo sperato tutti fino all’ultimo. E poi, alla mail della Prefettura è seguita quella dell’ANAS e tante altre che mi hanno intasato la posta telematica”.
Il ciclismo quindi ha subito una dura battuta d’arresto?
“Si, calcio e ciclismo sono le discipline più danneggiate nella nostra Regione. I ciclisti hanno tanta fame di ripresa; durante il lockdown è esploso il ciclismo indoor, ma l’esigenza di tornare all’aria aperta era palpabile. Lo stesso dicasi per il calcio: quello che ha subito la battuta d’arresto maggiore è quello giovanile: molte società hanno addirittura deciso di non riaprire. Tutte le altre discipline, senza esclusione alcuna, hanno subito danni, ma hanno, lentamente e con tempi diversi, trovato il modo di riorganizzarsi. Già durante il lockdown molti avevano attivato analoghe modalità on line per cui alla ripresa, avendo mantenuto i contatti, hanno pian piano traslato nuovamente l’attività alle sedute in presenza facendo ripartire il movimento”.
Quest’anno era prevista come seconda prova, organizzata da Bike for Fun ASI in collaborazione con il comune di Alcamo e il Comitato Regionale ASI Sicilia.
62 chilometri per una gara in linea: niente cronometro, dunque, ma un via dato contemporaneamente a tutti i corridori allineati dietro la linea di partenza, appunto, e classifica in base all’ordine con cui questi tagliano la linea di arrivo. Largo quindi in questa formula agli scattisti con un occhio all’aspetto tattico. Previste per questa edizione due batterie (Under 45 ed Over 45) con uno stacco di 5 minuti l’una dall’altra.
In questo 2020 la tappa in questione era stata organizzata per la domenica 8 marzo; bloccata solo poche ore prima dall’avanzare della pandemia, aveva fatto registrare 350 iscritti.
Il problema dei contagi aumentati, le feste di Ferragosto diventate focolai e la questione degli sbarchi con il Governatore Musumeci che minaccia di sgomberare gli Hotspot: quanto tutto questo mina la piena ripresa?
“Purtroppo la ripresa in questo momento è di nuovo messa in discussione perchè i dati sui contagi a oggi non sono incoraggianti e ci portano ad operare adottando una politica di grande prudenza: al contempo sono convinta che i dati crescenti di questo periodo siano dovuti al gran numero di tamponi fatti, contrariamente a ciò che avveniva qualche mese fa. Per quel che riguarda i migranti invece, credo che il problema vada risolto con una politica di prevenzione del fenomeno anche se qualcosa andava certamente fatto perchè la gente se lo aspettava da Musumeci. Il quadro visto nella sua interezza non rasserena la popolazione che fatica quindi a lasciarsi andare ad alcune attività, compresa quella sportiva”.
Gli ultimi provvedimenti come quello di obbligo di indossare le mascherine dopo le 18 hanno una ricaduta sullo sport?
“Il problema delle mascherine è legato al fatto che andrebbero indossate sempre, ogni qualvolta non si può tenere la distanza minima e invece si è dovuti arrivare ad un provvedimento ufficiale perché questo avvenisse; la ratio dell’orario prescelto segue l’abitudine del target giovanile di riunirsi a partire dall’imbrunire tra aperitivi, passeggiate e feste. Durante l’attività sportiva, però, la mascherina impedisce un processo respiratorio corretto perciò quello che noi facciamo come Comitato è suggerire molta attenzione per tutte le altre norme: distanziamento, misurazione della temperatura igienizzazione delle mani, degli spazi e degli attrezzi”.
Il turismo: un’altra vittima del Coronavirus. Quali le ricadute per lo sport?
“Dal punto di vista turistico possiamo considerare praticamente azzerati i flussi esteri per questa stagione; per contro abbiamo avuto un movimento interno notevole, un incremento esponenziale del turismo di prossimità; molti hanno prudentemente ritenuto di non volersi allontanare troppo durante le vacanze ed hanno imparato ad apprezzare la propria terra o quelle limitrofe. Perciò, se è vero che il gran caldo ha rallentato le attività al chiuso, è anche vero che ha grandemente incrementato quelle all’aperto: le attività al mare per quel che mi riguarda si sono quindi svolte con numeri paragonabili ed in linea con quelli degli scorsi anni; ne sono una riprova i tesseramenti che non hanno in quel settore subito flessioni. E così largo al windsurf, nuoto, vela, kitesurf, snorkeling e sub; ma anche alle lunghe passeggiate e agli angoli di meditazione e relax”.
La sopravvivenza delle associazioni: ha funzionato più il mutuo aiuto o l’intervento di Sport e Salute?
“La solidarietà, lo sappiamo, è una grande risorsa dell’associazionismo per cui abbiamo assistito a svariati tentativi di supportarsi l’un l’altro creando dei collegamenti e, a volte, dando vita a piccoli consorzi.
Fondamentale per i collaboratori sportivi è stato l'intervento di Sport e Salute, una boccata ossigeno; le quote di 600 euro non sono state abbondanti, ma verosimili e anche il contributo per le locazioni ha dato una grande mano, considerato l’improvviso azzeramento degli incassi con il blocco delle entrate che passano per tesseramenti e affiliazioni. Ed è stato importantissimo percepire la presenza del Ministero e di Sport e Salute che, con il loro contributo, anche se esiguo, non ci hanno fatto sentire abbandonati: quando sei con l’acqua alla gola anche un pezzo di pane duro è importante. Noi come Comitato abbiamo cercato di fare altrettanto: le società ci chiamavano e si sentivano meno sole, specie quando abbiamo cercato di assistere tutti nell’espletamento delle pratiche. Per contro, non abbiamo avuto dalle istituzioni locali alcun contributo per gli eventi annullati o procrastinati né abbiamo in previsione di riceverne”.
Previsioni e suggerimenti?
“Dobbiamo mantenere alta la guardia e avere grande cautela perchè solo così potremo uscirne, non certo ignorando la presenza di un problema; dobbiamo tener conto che si tratta di vivere una nuova realtà che ci accompagnerà per lungo tempo, anche e soprattutto nel quotidiano e quindi dobbiamo adeguarci agli accorgimenti che tutelano la nostra salute.
Mi auguro che possiamo riprendere la nostra vita in mano, incontrarci e scambiarci parole e gesti d’affetto come potevamo fare in passato perché se è vero che il lockdown ci ha restituito consuetudini più sane facendoci riscoprire ritmi oramai dimenticati, è anche ero che …voglio tornare alla mia vita frenetica!”
Questo il quadro riepilogativo aggiornato al 25 agosto della situazione in Sicilia: si registrano 24 nuovi contagiati; dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 330.449; di questi sono risultate positivi 4.091 (+24). Attualmente sono contagiate 947 persone, 2.858 (+24) sono guarite e 286 decedute (0). Degli attuali 947 positivi, 53 (-1) pazienti sono ricoverati: 10 (+1) sono in terapia intensiva e 884 (+0) sono in isolamento domiciliare.
Nel resto della penisola abbiamo assistito prima a una grande recrudescenza dei casi in Sardegna, poi all’inizio dell’ondata dei cosiddetti contagi di ritorno: il popolo dei vacanzieri che rientra nella propria cittadina riportando a casa, tra gli altri, uno strano souvenir… di nome Covid.
Scende il dato sui nuovi positivi resi noti nel bollettino quotidiano del ministero della Salute: al 25 agosto sono 878 contro i 953 del giorno precedente, nonostante il sensibile aumento dei tamponi che sono stati 72.341 cioè quasi 26 mila più. Passano da 65 a 66 i ricoveri nelle terapie intensive. Quattro le vittime. Solo il Molise non ha fatto registrare nuovi casi nelle ultime 24 ore.
Attualmente il Lazio paga il prezzo più alto per i rientri: 120 casi positivi asintomatici individuati presso l’aeroporto di Fiumicino (Roma) soltanto negli ultimi 2 giorni. La classifica giornaliera dei positivi trovati in giornata vede quindi il Lazio in testa con 143 positivi, seguito dalla Campania con 138, poi Lombardia e Veneto con 119 nuovi casi ciascuna. Ne fa registrare 34 la Sardegna, che solo il giorno prima aveva toccato il massimo da inizio epidemia (91).
Due le regioni che fanno registrare forti focolai: Veneto e Sardegna.
[ Chiara Minelli ]
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