14.08.2020
Sport
| Atletica Leggera
Gabriella Dorio: testa, cuore e gambe. Una campionessa cresciuta nel Fiamma
La storia di una ragazza, di un vero e proprio talento sbocciato nel Centro Sportivo Fiamma e culminato con il gradino più alto del podio alle Olimpiadi del 1984
Il collega Vanni Loriga, sul sito della Fidal, sta tracciando, attraverso i suoi ricordi i profili degli atleti che hanno scritto leggendarie pagine dell’atletica azzurra. Vi riproponiamo quello di Gabriella Dorio, atleta capace di vincere i 1500 metri alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984. La storia di Gabriella nasce sotto le insegne del Centro Sportivo Fiamma. Scoperta da Ugo Ranzetti decollò poi verso una carriera luminosa che tanto lustro ha portato ai colori italiani.
Ai primi di febbraio del 1971 un amico, come me appassionato di atletica, mi disse: “Domenica non mancare a Castel Fusano, vedrai una ragazza che vincerà le Olimpiadi!”. Il signore di cui sopra si chiamava Roberto Vianello, fratello del più noto Raimondo e come lui tra i fondatori del Centro Sportivo Fiamma. La gara, che si correva sui prati e fra i pini di Villa Chigi, era il primo criterium di cross fra gli Enti di Promozione Sportiva. I fratelli Vianello, figli dell’Ammiraglio Ugo e della marchesa Virginia Maria Accorretti, erano tra i fondatori del C.S. Fiamma, presieduto da Vito Mussolini, figlio di Arnaldo.
(Gabriella Dorio con la canotta del Fiamma)
Galoppava come una giovine ed elegante puledrina. Iniziava lì la sua corsa che ancora continua. Ha fatto sempre onore al suo nome che, anagrammato, nasconde quello che sarà il suo percorso, cioè una “bella riga d’oro/i”. Quella “riga” congiunge Castel Fusano 1971 (anno in cui vinse anche la finale nazionale dei Giochi della Gioventù sui 1000 metri) con il Coliseum di Los Angeles 1984. Ed ancora prosegue. Di Gabriella, che da allora non ho mai perso di vista, voglio raccontarvi tante storie.
L’Arciprete che amava lo sport
Cominciamo con una sua precisazione. Lei a Castel Fusano non avrebbe dovuto gareggiare e fu chiamata a sostituire una giovane collega infortunata. La mamma Flora (il babbo si chiamava Gino) non era sicura che fosse giusto mandare in giro per il mondo una bambina ma nonna Erminia chiese il parere dell'Arciprete che addirittura consigliò la pratica sportiva.
Chioma leonina
E da Castel Fusano saltiamo direttamente alla finale olimpica. Le fortissime e temute Melinte e Puica si avviano molto lentamente. Gabriella non è d’accordo e ha studiato con il suo allenatore Ugo Ranzetti una volata lunga, lunghissima. Per cui a 600 metri dal traguardo si lancia all’attacco. “Sono i momenti – scrissi sul Corsport – in cui con il cuore l’abbracceresti mentre con la ragione tenteresti di frenarla. Si proietta in avanti, apre la falcata, getta indietro la chioma leonina. Sembra tutto sbagliato ma lei sa che deve solo obbedire alla sua ispirazione alla vittoria”. La Melinte tenta di reagire ma ottiene solo la contro-reazione di Gabriella che a 150 metri dal traguardo innesta la sua marcia vincente. “Gabriella – rivela ora per allora Ugo Ranzetti – possiede un innato senso tattico, ha la capacità di interpretare l’evento nel suo svolgersi”. Nulla è programmabile, tutto si decide nel momento.
No all’offerta di 50.000 dollari
Entusiasma così gli 80.000 spettatori e un abile manager ha una idea brillante. Le propone un confronto con l’idolo statunitense Mary Decker, la grande delusa di questi Giochi nella finale dei 3000 metri, catapultata fuori pista dopo un rovinoso contatto con la sudafricana-britannica Zola Budd. Le viene offerto, a quanto si sa, un ingaggio di 50.000 dollari ma lei rifiuta. Gabriella Dorio concluderà la carriera agonistica che riassumiamo in poche cifre: 65 presenze in azzurro dal 1973 al 1991; 3 partecipazioni olimpiche (sesta, quarta, prima); 23 titoli nazionali e 16 record italiani. Il resto è consultabile sul sito federale.
La vittoria più bella? I Giochi della Gioventù
Quale di tutte queste imprese le ha donato maggiore soddisfazione? La risposta è sicuramente a sorpresa: proprio i 1000 metri del 1971. Si sentiva padrona del mondo e in quella occasione annunciò ai suoi compagni di squadra (suscitando molta ilarità) che un giorno sarebbe stata campionessa olimpica!
Il segreto
Chiedo infine a Gabriella se ci può suggerire una formula per il successo. La risposta è secca: “Testa, cuore, gambe”, nell’ordine. Ed aggiunge che il tutto non è sufficiente se non hai i genitori giusti e soprattutto se non affronti la corsa con il piacere della fatica e con la gioia di praticarla. Naturalmente è importante essere seguiti da un bravo allenatore. Lei ne ha avuti due: sino al 1976 suo fratello Sante e poi, per 12 anni, Ranzetti. A loro dedicheremo la dovuta attenzione nell’ultimo capitolo di questa rievocazione dedicata ai Maestri.
Protagonista
Concludo con due gare in cui la Dorio fu protagonista. Corse ad Alà dei Sardi nel 1979 (vedi foto). Assieme con Rossella Gramola arrivò a tarda sera, in tempo per partecipare ai canti tradizionali. Mentre l’organizzatore, professore ed archeologo Antonello Baltolu, suonava la fisarmonica, la consorte Mallena intonò l’immancabile “No potho reposare” e le ragazze insieme. Gabriella disse che aveva sete e fu subito servita. Peccato che fosse un bicchiere del famoso filu ‘e ferru. Lo trangugiò, non fece una piega ed il giorno dopo vinse da dominatrice. Differente il risultato nel 1981 nella Amatrice-Configno. Fatica immane in quegli otto chilometri in salita e sotto una pioggia torrenziale.
All’arrivo, stremata e intirizzita, chiese di fare una doccia. Per aderire alla sua legittima richiesta, venne ospitata nella villetta del Presidente della Pro Configno Luigi Salvi. Resta infine un mistero, cioè come Bruno D’Alessio, organizzatore della gara, l’avesse convinta a rinunciare ad un invito di Mennea a Barletta per recarsi a soffrire in alta montagna. A lei l’ardua risposta, non senza aver ricordato che quella corsa porta fortuna. L’Amatrice-Configno tenne a battesimo altri due campioni olimpici: Gelindo Bordin e Stefano Baldini.
Inizia nell’inverno 1971 con la corsa campestre, ed in luglio vince i 1000 metri su pista nella finale dei Giochi della Gioventù. Allenata dal fratello Sante, nei due anni successivi polverizza tutti i primati della categoria allieve, fa il suo esordio nella Nazionale assoluta e vince il primo titolo tricolore assoluto su pista, entrando in rivalità con la stella dell’atletica azzurra, Paola Pigni. Dopo la prima Olimpiade (a Montreal nel 1976) passa sotto la guida tecnica di Ugo Ranzetti. Il ruolo di ragazzina-prodigio non ha pregiudicato la sua crescita, ed è stata capace di restare al passo con le migliori, diventando l’unica mezzofondista italiana che sia riuscita a vincere in una manifestazione “globale” (Olimpiadi o Mondiali). Vi è riuscita ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984 conquistando l’oro nei 1500 metri in 4:03.25 battendo nello sprint finale le romene Doina Melinte e Maricica Puica. Cinque giorni prima era finita quarta negli 800 vinti dalla Melinte. Per la veneta, atleta molto precoce, era la terza Olimpiade e già nelle due precedenti aveva ottenuto buoni piazzamenti: sesta nei 1500 nel 1976, quando aveva solo 19 anni; quarta sulla stessa distanza nel 1980. Prima italiana a superare il “muro” dei 2 minuti sugli 800, con 1:57.66 in una riunione internazionale a Pisa nel 1980, tuttora record italiano, così come il suo 3:58.65 nei 1500 (1982).
Curriculum
Titoli italiani: 1974, 1975, 1976, 1980, 1981, 1982, 1983 800 all’ aperto – 1973, 1976, 1977, 1978, 1979, 1980, 1981, 1982, 1983, 1984 1500 all’ aperto – 1978, 1979 800 indoor – 1981, 1983 1500 indoor – 1976, 1983 corsa campestre
Giochi Olimpici: 6/1976 1500, 8/1980 800, 4/1980 1500, 4/1984 800, 1/1984 1500
Campionati Mondiali: 7/1983 1500, elim. batt./1991 800, elim. batt./1991 1500
Campionati Europei: 9/1974 1500, elim. sf/1978 800, 6/1978 1500, 3/1982 1500
Campionati Europei juniores: 8/1973 800, 3/1975 1500
Campionati Europei indoor: elimin. batt./1978 800, 1/1982 1500, 4/1983 1500, 8/1984 1500
Coppa del Mondo: 4/1981 800, 2/1981 1500
Coppa Europa: 7/1979 1500
Performances 800 metri
1:57.66 (1) Pisa 5-7-80
1:58.82 (3) Pescara 2-8-81
1:58.99 (2) Bucarest 26-7-81
1:59.0e (5)sf1 Mosca 25-7-80
1:59.05 (4) Los Angeles 6-8-84
1:59.13 (3) Tokyo 24-9-82
1:59.16 (1)b2 Bucarest 25-7-81
1:59.2e (8) Mosca 27-7-80
1:59.43 (4) Roma 5-9-81
1:59.53 (2)sf2 Los Angeles 4-8-84
Performances 1500 metri
3:58.65 (2) Tirrenia 25-8-82
3:59.02 (3) Atene 11-9-82
3:59.82 (1) Roma 5-8-80
4:00.3e (4) Mosca 1-8-80
4:01.25 (6) Praga 3-9-78
4:01.96 (4) Rieti 2-9-84
4:02.43 (2) Udine 12-6-83
4:02.70 (1) Milano 3-7-80
4:03.25 (1) Los Angeles 11-8-84
4:03.27 (1) Torino 15-7-81
e = cronometraggio automatico; sf = semifinale
[ Vanni Loriga ]
L'intervista è tratta da Primato, luglio 2020
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