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20.10.2016

Istituzionale

ASI intervista Bebe Vio

Lei che sorride vestita in uno splendido abito Dior assieme ad uno degli uomini più importanti del mondo; è la recente immagine di Bebe Vio e Barack Obama in uno dei selfie più chiaccherati e più importanti della storia sportiva del nostro paese (e non solo).

Il magazine ASI Primato, con Massimiliano Curti, ha incontrato Bebe Vio prima del suo viaggio negli USA per un'intervista in cui la campionessa parla del successo di Rio e della delusione per la mancata candidatura di Roma. Dalle sue parole un messaggio di speranza per tutti i ragazzi portatori di handicap come lei: “Non dobbiamo aver paura di fallire, se io ne avessi avuta oggi sarei ancora su una carrozzina chiusa in casa” . 
 


"La scherma è una delle tre 'S' della mia vita, ovvero una delle mie tre più grandi passioni. Con la scherma è stato amore a prima vista da quando ero piccolissima: avevo solo 5 anni! Ora davvero non potrei farne a meno, non riesco a spiegare a parole tutte le sensazioni che mi ha dato e che continua a darmi.
Lo sport in generale è un elemento fondamentale della mia vita e vorrei che lo fosse anche per molte altre persone".

Tutta l'energia vitale di Beatrice Maria Vio, detta Bebe, è racchiusa nel suo amore verso una disciplina, il fioretto, che l'ha consacrata una leggenda dello sport azzurro. Veneziana, 19 anni, campionessa paralimpica e mondiale in carica, Bebe Vio regala sempre un sorriso al mondo e la certezza che, con la volontà, si può raggiungere qualsiasi traguardo, in pedana e fuori. Inutile, con lei, fare tanti giri di parole: la sincerità, assieme all'abilità di schermitrice, è la sua arma migliore. E allora, ecco spuntare sul suo volto l'amarezza nel commentare la possibilità sfumata di organizzare le Olimpiadi e Paralimpiadi Estive nella capitale:

"Indubbiamente sono delusa, Roma 2024 sarebbe potuta essere una grande occasione per la città ma purtroppo è stato deciso di 'chiudere la partita' ancora prima d’iniziarla. Secondo me, invece, bisognava provarci: anche per Expo, di cui sono stata Ambassador, ci sono state un sacco di discussioni ma alla fine sono stati sei mesi molto importanti e certe possibilità non bisogna farsele scappare! Non dobbiamo aver paura di fallire, se io ne avessi avuta oggi sarei ancora su una carrozzina chiusa in casa".

La scelta della Giunta capitolina a Cinque Stelle, guidata da Virginia Raggi, le ha precluso uno dei suoi grandi obiettivi:

"Avrei voluto chiudere la mia carriera con Roma 2024, ora dovrò rivedere un attimo i miei piani, mi sa che la terminerò in qualche altro Stato… Il mio sogno, però, sarebbe quello di 'spodestare' Luca Pancalli e Giovanni Malagò diventando un giorno presidente del CIP e poi del CONI, unificando i due Comitati sportivi, quello olimpico e quello paralimpico, in un unico Comitato Sportivo Italiano, perché lo sport é uno solo ed è uguale per tutti. Per il momento, però, dato che mi sono diplomata a luglio, preferisco anche entrare nel mondo del lavoro iniziando uno stage a Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton".

A proposito di Giochi Olimpici, Tokyo2020 è lontana ma alla campionessa veneta piacerebbe eccome fare la portabandiera azzurra in Giappone:

 "Assolutamente sì, che domande! Ho già provato questa emozione alla cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, perché il presidente del Comitato italiano Paralimpico, Luca Pancalli, mi aveva scelta come portabandiera. Entrare al Maracanã sventolando il Tricolore è stato davvero un onore!".

Divenuta a forza di vittorie un'icona mondiale, Bebe Vio saprebbe come parlare al cuore di un ragazzo diversamente abile che volesse approcciarsi allo sport paralimpico:

 "Gli consiglierei di buttarsi e provare! Lo sport migliora la vita di tutti, disabili e normodotati! Ti aiuta a socializzare, a credere in te stesso e a porti degli obiettivi per migliorarti poi sempre di più. È un elemento fondamentale della mia vita e vorrei che lo diventasse anche per molte altre persone. Art4sport, l’Associazione che abbiamo fondato insieme ai miei genitori dopo la mia malattia, crede nello sport come terapia per bambini e ragazzi portatori di protesi.
Molto spesso, infatti, non c'è la conoscenza delle opportunità che esistono e le famiglie non sanno che vi sono moltissimi sport che il loro figlio potrebbe fare. Art4sport, quindi, li sostiene economicamente e a livello pratico ed organizzativo, per far sì che i bambini ed i ragazzi possano realizzare i loro sogni sportivi".
 
 

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