15.01.2021
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ASI e Terzo Settore: promotori di italianità, movimento di comunità
Il ruolo di ASI nel Terzo Settore: un movimento di comunità
IL MANIFESTO ▼
ASI
significa “Associazioni Sportive e Sociali Italiane”. Questo legame tra sport e sociale non può sorprendere: noi abbiamo sempre creduto che pratica sportiva e solidarietà sociale siano due mondi che possano comunicare tra di loro. Basta guardare alle stupende esperienze dello sport paralimpico, dell’attività fisica come terapia per superare le disabilità, dell’educazione sportiva nelle scuole e nei centri anziani, per comprendere questa realtà.Gli “Enti di promozione sportiva” – di cui l’ASI è uno dei più importanti esempi in Italia – sono nati proprio per evitare che lo sport si rinchiudesse nelle torri dorate della competizione estrema e del professionismo spettacolare: lo sport è di tutti, nessuno – per quanto difficile possa essere la sua condizione fisica e sociale – può essere privato del diritto di praticare lo sport.
Lo sport dilettantistico è un valore in sé anche a prescindere dalla solidarietà sociale: impiegare in modo sano e rilassante il proprio tempo libero, incanalare in forme ludiche il naturale spirito competitivo, formare il proprio corpo insieme alla propria mente, prevenire ogni forma di malattia, sono comportamenti che hanno un grande valore sociale. Ma la pratica sportiva può anche aiutare ad aprirsi verso la solidarietà sociale, l’attenzione all’ambiente, l’impegno per la propria comunità nazionale.
Per questo oggi siamo pronti a raccogliere una nuova sfida, quella che nasce dalla “Riforma del Terzo Settore”. Erano molti anni che il mondo del non profit attendeva una legge organica che ne inquadrasse in maniera chiara le caratteristiche e le prerogative, perché questo mondo ha sempre rischiato di essere schiacciato dalle grandi forze che dominano nella realtà sociale.
Non è un caso che si cominciò a parlare di “Terzo Settore” agli inizi degli anni ’80 quando fu evidente la crisi dello “Stato sociale” di fronte all’aggressività dirompente del “libero Mercato”. Fuori da questi due settori dominanti – lo Stato e il Mercato – doveva essere salvaguardato e allargato lo spazio del “Terzo Settore”, ovvero di tutte le attività private – realizzate da persone, famiglie e organizzazioni – che, senza finalità di lucro, vogliono creare e donare qualcosa in campo sociale, civico e culturale.
Non tutto è merce, non tutto è contratto economico, nel mondo c’è anche il dono, c’è l’affetto, c’è il sentimento e la gioia della solidarietà umana, c’è l’esperienza esaltante di far parte di una comunità. Se questo era vero quarant’anni fa, oggi è disperatamente necessario. Il “libero mercato” è cresciuto fino a diventare “mercato globale” creando paurosi meccanismi di sfruttamento e di sradicamento sociale, lo Stato e tutte le istituzioni pubbliche hanno sempre meno risorse eaffogano nella burocrazia, la dimensione sociale e il valore della persona umana sono sempre più fragili e indifesi.
Per questo, dopo decine di anni di leggi frammentarie e scoordinate, era necessario che volontariato, associazionismo sociale e impresa sociale trovassero un unico inquadramento legislativo di riferimento. Ma questa svolta nasconde anche delle insidie: il nuovo “Codice del Terzo Settore”, con la sua necessaria complessità,può far affogare anche queste realtà negli adempimenti burocratici, può stimolare interessi affaristici e politici, può portare alla subordinazione delle piccole organizzazioni nei confronti degli apparati delle grandi sigle associative. Come sempre avviene dopo il varo di interventi legislativi complessi e articolati, il rischio è che invece di favorire la spontaneità sociale, il Codice e tutta la riforma finiscano per ridurre gli spazi di libertà e aumentino le leve dirigiste che possono condizionare il mondo del “privato sociale”.
In particolare lo sport dilettantistico non trova risposte chiare nel Codice del Terzo Settore e, in attesa dell’approvazione del nuovo Testo unico sullo Sport, rischia di veder aumentati, invece che diminuiti, i propri problemi.
L’ASI vuole impegnarsi per scongiurare questi rischi, proponendosi come Rete associativa aperta alle piccole associazioni e rispettosa della loro autonomia.
Decenni di esperienza nel campo dello sport dilettantistico ci hanno insegnato a rispettare tutte le realtà che operano nel contesto sociale, soprattutto quelle più periferiche e disagiate.
Noi non apparteniamo ai vecchi blocchi culturali che hanno finora egemonizzato il mondo del non profit, siamo nuovi e quindi possiamo portare un vento di rinnovamento e di libertà. Offriamo assistenza e supporto, senza pretendere subordinazione e obbedienza.
Per noi ogni associazione è innanzitutto una comunità che va rispettata nella propria identità e nella propria autonomia e solo da questa spontaneità comunitaria può trarre la spinta per offrire nuove energie ad un tessuto sociale che si sta lacerando e a politiche di solidarietà indebolite dai tagli finanziari e dagli interessispeculativi.
Noi ci opponiamo alla “disintermediazione” della società, cioè alla pretesa di creare un rapporto diretto, senza “corpi intermedi”, degli individui con le istituzioni pubblichee con il mercato, perché questa tendenza rappresenta un pericoloso impoverimento della nostra realtà sociale. Sono le famiglie, le comunità organizzate, le associazioni apermettere l’integrazione e la partecipazione delle persone e l’autonomia della società civile. Purché tutto ciò avvenga in un quadro di libertà e di autentica sussidiarietà orizzontale, senza condizionamenti ideologici e senza preclusioni nei confronti di nessuno. Non c’è sussidiarietà se non c’è libertà di scelta per le associazioni e per gli utenti dei servizi sociali.
Va respinto qualsiasi tentazione degli apparatipolitici e burocratici di subordinare l’associazionismo con la distribuzione dirigistica delle risorse, oppure, all’opposto, di scaricare sul Terzo Settore compiti e incombenze che non si riesce più a svolgere per il taglio delle risorse.
L’appello che noi lanciamo è quello di difendere e promuovere gli spazi di solidarietà sociale, di aumentare la spesa sociale per rispondere alle diverse emergenze e alle nuove povertà, di ridurre il peso e il condizionamento della burocrazia.
L’ASI prima ancora che fornire una rete di servizi, vuole essere un movimento autonomo e coraggioso, forte di una cultura identitaria e comunitaria, che contribuisca allo sforzo di tutto il mondo del Terzo Settore per guadagnarsi lo spazio che merita nella società italiana.Un “movimento di comunità” capace di costruire nuove esperienze, di riconoscere e alimentare i “mondi vitali” che crescono spontaneamente nella società civile, di confrontarsi senza complessi di inferiorità con le forze del mercato e con gli apparati pubblici e politici. Anzi, pensiamo che proprio attraverso questo confronto franco e leale, possano crescere nella loro dimensione sociale tutte le esperienze autentiche: quelle delle organizzazioni non profit, come quelle delle aziende e del mondo del lavoro, fino a coloro che ci piace ancora definire “fedeli servitori” dello Stato e degli Enti Locali e “rappresentanti del popolo” democraticamente eletti.
Insomma non vogliamo perdere l’occasione offerta da questa Riforma per lanciare una nuova speranza a tutta la società italiana. E vogliamo sconfiggere il pericolo che questa riforma invece di farci crescere, ci faccia precipitare indietro in unincubo di scartoffie, di certificazioni fiscali e notarili, di difficili e costose valutazioni d’impatto, di umilianti attese nelle anticamere dei palazzi del potere. Sappiamo di non essere soli, siamo consapevoli che il mondo che si ritrova nel Consiglio nazionale e nel Forum del Terzo Settore condivide buona parte di queste aspirazioni, ma sappiamo anche che il nostro contributo originale può fare la differenza in termini di libertà e di pluralismo comunitario.
I nostri valori: una concezione identitaria della società italiana
ASI intende muoversi nel solco di una tradizione di pensiero che riconosce alla società civile organizzata compiti di interesse generale che lo Stato non può e non deve avere direttamente, evitando iniziative dirigistiche che mortificano la libera iniziativa dei gruppi e delle associazioni. Altro è invece chiedere che lo Stato e le sue articolazioni territoriali intervengano in via sussidiaria quando la società civile non riesce da sola a soddisfare esigenze primarie dei cittadini, indicando direttrici strategiche e orientamenti di sviluppo.
ASI non crede in uno Stato debole e minimo: l’autorità politica ha come suo fine specifico la realizzazione del bene comune. Ma questo fine non può attuarsi senza la corresponsabilità dei singoli e dei gruppi sociali, in una parola, senza una vera solidarietà, che non è «un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti» (Sollicitudo rei socialis, 38). Una virtù morale e un principio ordinatore che permette di riconoscersi l’un l’altro come parti di una medesima comunità. Presa sul serio, la solidarietà rappresenta l’alternativa a quel Giano bifronte che è diventato l’ultimo capitalismo finanziario, predatorio da un lato, e moralisticamente filantropico dall’altro. E di correggere le storture dell’economia contemporanea, quelle di un mercato che crea ricchezza solo per pochi, producendo oligopoli e povertà.
ASI intende l’amicizia civile, questo riconoscersi l’un l’altro all’interno della stessa comunità, in senso nazionale. La colora con un’identità culturale radicata nei secoli. Vuole essere pertanto un aggregatore e un moltiplicatore di identità nazionale,una rete di produttori e promotori di italianità. All’interno del variegato universo dell’associazionismo italiano, ASI ambisce a rappresentare nello specifico le istanze dell’italianità, dell’indole sociale della nazione italiana, del suo istinto solidale, della multiforme propensione a condividere e a socializzare che ci distingue dagli altri popoli, del nostro senso della famiglia e della continuità tra le generazioni, del gusto per la bellezza e per il sapore, del patrimonio naturale e artistico più invidiato al mondo. Italianità da proteggere dalle omologazioni di un globalismo senz’anima, dal pessimismo che avanza, e spesso anche da se stessa. Italianità da promuovere e da coltivare senza sosta, come una missione civile, per dare a questa nazione il nostro aiuto a ritrovare le ali, la leggerezza del sogno e la profondità della speranza, la dignità che le appartiene, la memoria del suo ingegno.
La nostra Rete associativa: risposte vere a chi sta sul territorio
Con queste premesse culturali, ASI si propone di aggregare competenze ed esperienze diffuse in tutte le regioni per rappresentare in maniera ancora più organicale reali esigenze di promozione sociale dell’italianità.
L’affiliazione ad ASI è aperta, oltre al mondo sportivo, alle Associazioni di Promozione Sociale, alle Organizzazioni di Volontariato, alle associazioni culturali, ai circoli ricreativi, alle associazioni di protezione civile e ambientale, alle imprese sociali e, in generale, agli enti del Terzo Settore.
A tutte queste realtà offriamo una Rete associativa,riconosciuta dai ministeri e assessorati competenti edestesa su tutto il territorio nazionale,con un’insieme di servizi che vanno dalla copertura assicurativa all’assistenza alla progettazione, dalla visibilità mediatica alla consulenza giuridica per l’adeguamento degli statuti e l’iscrizione ai registri del Terzo Settore, dal reperimento di contributi economici pubblici e privati fino ai corsi di formazione per dirigenti e operatori.
Vogliamo aiutare tutto l’associazionismo di base ad adeguarsi al nuovo Codice del Terzo Settore nel modo meno problematico possibile, ma soprattutto vogliamo diffondere in tutti i contesti l’esperienza del volontariato e la pratica della solidarietà sociale.
Siamo a fianco di chi opera sul territorio, offrendo servizi e risposte concrete per tutelare in ogni modo la figura del volontario, di chi si mette in gioco con il proprio tempo e con il proprio impegno e non merita di essere abbandonato a se stesso.
Come facciamo da tempo nel campo dello sport, siamo pronti in tutte le sedi istituzionali a dare rappresentanza associativaa chi si riconosce nei nostri valori e nel nostro modo di concepire il Terzo Settore.
Progetti concreti e messaggi sociali: le nostre priorità
Per l’ASI essere un movimento di comunità significa condividere esperienze progettuali che diventano messaggi sociali, perché vogliamo emergere nella “società della comunicazione” facendo parlare innanzitutto i fatti.
Come Ente di promozione sportiva siamo sempre stati vicini ai giovani, alla loro voglia di vivere, di competere, di affermarsi. Attraverso l’impegno nel Terzo Settore vogliamo essere attenti anche ai loro drammi, alle loro difficoltà di inserimento sociale e lavorativo, ai pericoli di devianza e di dipendenza.
Per questo,in base ai nostri valori,individuiamo delle priorità ineludibilitra le tante emergenze della società italiana.
▶︎ La prima è la salute delle persone e nelle famiglie. Prima che divenga un problema sanitario, la salute si difende con lo sport, con la prevenzione, con i corretti stili di vita che non devono essere appannaggio di pochi privilegiati, ma vanno diffusi in tutte le realtà sociali e per tutte le età anagrafiche. In particolare la pratica sportiva per le giovani generazioni è la vera alternativa alla “cultura dello sballo” che porta verso l’abisso delle tossicodipendenze e dell’alcolismo e noi vogliamo essere i primi testimoni di questo bisogno educativo e di questa possibilità di recupero e di riscatto.
▶︎ La seconda è il sostegno delle famiglie che rimangono la vera base dell’educazione e della coesione sociale. In fondo le associazioni, come tutte le comunità, nascono dall’aggregazione di famiglie, attraverso cui dobbiamo difendere i giovani e gli anziani, la solidarietà intergenerazionale, i diversamente abili, le donne che rivendicano il diritto alla maternità nonostante tutte le difficoltà sociali ed economiche. La lotta contro il bullismo e la devianza giovanile si costruisce in questo contesto, come il recupero della dignità e dell’inclusione degli anziani.
▶︎ La terza è la promozione di una cultura radicata nell’appartenenza comunitaria e nell’identità nazionale, con una creatività che può spaziare dalle arti allo spettacolo, dalla letteratura alle tradizioni popolari, dalla memoria storica al recupero e alla valorizzazione dei borghi e dei centri storici italiani. Bisogna diffondere unuso consapevole della Rete, garantire l’inclusione culturale e digitale, difendere e valorizzare l’uso della lingua italiana.Affermare la propria identità nazionale non significa chiudersi in sé stessi, ma predisporsi al confronto creativo con le altre culture senza cedere all’omologazione e allo sradicamento.
▶︎ La quarta è il diritto al lavoro su cui anche il Terzo Settore può fare molto, garantendo la sicurezza e la legalità negli ambienti di lavoro, la formazione professionale dei giovani e la formazione permanente di chi è alla ricerca di una nuova occupazione. Anche nell’epoca della globalizzazione non si deve rinunciare all’obiettivo della piena occupazione, garantito dalla nostra Costituzione, che si raggiunge con lo sviluppo economico ma anche con una solidarietà sociale che non deve abbandonare chi è stato espulso dal ciclo produttivo(o non c’è mai entrato come tantissimi giovani).
▶︎ La quinta è la valorizzazione del territorio e lo sviluppo sostenibile, con progetti di agricoltura sociale, di tutela del patrimonio paesaggistico ed eno-gastronomico italiano, di protezione civile, per la difesa dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico. Potente strumento per questa valorizzazione è il turismo sociale accessibile a tutti, rivolto a giovani e anziani, proiettato verso quelle aree interne del nostro territorio nazionale che sono meno conosciute e proprio per questo più cariche di valori da riscoprire.
▶︎ Infine, l’attenzione agli ultimi. Il grado di civiltà di ogni aggregato umano si misura dal livello di attenzione che rivolge ai meno fortunati e ai più emarginati. Il volontariato arriva lì dove i servizi sociali non riescono a giungere, porta nelle opere di assistenza una carica umana non immaginabile da nessun apparato. Per questo ci vogliamo impegnare contro le nuove povertà che colpiscono sempre più ampi strati sociali, anche attraverso la costituzione di gruppi di acquisto solidale e l’aiuto alimentare. Per questo vogliamo diffondere le nostre esperienze di utilizzo dello sport come terapia per superare le disabilità e come strumento di reinserimento sociale e riabilitazione nelle carceri. Per questo vogliamo costruire nuove esperienze di azione sociale nei quartieri più degradati e nelle periferie più abbandonate, evitando il proliferare di ghetti urbani abbandonati al degrado. Per questo vogliamo intervenire nei paesi d’origine dell’immigrazione per contrastare le cause sociali che spingono tante persone ad abbandonare la loro terra d’origine.
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