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14.04.2020

Istituzionale

Una Regione in sospeso tra picco di benessere e blocco totale delle attività. La testimonianza del Friuli-Venezia Giulia

"Uno stop a una crescita esponenziale".

 

In viaggio nelle realtà regionali. Grazie alle testimonianze dei nostri Presidenti. Sesto appuntamento, con il Friuli-Venezia Giulia, dopo l'esperienza di: 

– Veneto
– Lombardia
– Piemonte
– Liguria
– Trentino-Alto Adige

 

FRIULI-VENEZIA GIULIA
Enzo Esposito

…E poi ci sono quelle Regioni in cui, fino a Natale, tutto sembrava funzionare: dialogo con le Istituzioni, turismo a gonfie vele, economia attiva, cultura vivace. Enzo Esposito descrive così il Friuli-Venezia Giulia prima del Coronavirus. Il Presidente del Comitato Regionale di ASI è calato nelle realtà politiche ed economiche locali e quindi ne conosce ogni recondito aspetto; ci fa un quadro – pre Covid – di rara virtù. “La Regione, prima del Coronavirus, era in una situazione fantastica sotto tutti gli aspetti: amministrata dal Governatore del Friuli-Venezia Giulia in maniera esemplare. Ed era giunta a essere la terza Regione in Italia per qualità della vita. Il Sindaco di Trieste, grazie a ingenti investimenti economici aveva portato la città, nel 2019, tra le prime d'Italia e sviluppato altresì un progetto strategico per il porto”.

Il volto della Regione adesso è quindi completamente cambiato?
“In Regione hanno affrontato in modo deciso il virus e rispettano, dopo alcune perplessità iniziali, le varie disposizioni istituzionali. Centri abitati deserti dunque e grande delusione per il comportamento dell’Europa, unanimemente considerato come un pesante voltafaccia: il pensiero comune è che anche l’Italia sia stata colta impreparata dall’emergenza, ma che si sia presto attivata anche se ricorrendo a misure troppo leggere, mentre l’Europa latita”. 

Qui il concetto di Europa è vissuto in maniera più attiva che in altre regioni italiane: il Friuli-Venezia Giulia ha un’anima mitteleuropea e uno scambio molto attivo con i Paesi slavi; la chiusura delle frontiere ha pesato molto più che altrove in Italia e anche per lo sport la ricaduta è stata notevole.
“Molti sono i tesserati d’oltreconfine ad oggi impossibilitati a raggiungere i centri sportivi d’appartenenza e anche quando nel resto d’ Italia lo sport avrà almeno in parte la possibilità di ripartire, qui rimarrà sempre mutilato fino a quando non verranno riaperte anche le frontiere”.

Il Friuli Venezia Giulia non è tra le regioni più coinvolte dal Coronavirus: ad oggi i casi totali registrati sono meno di 2500, il che equivale allo 0,2% della popolazione; il numero dei deceduti si aggira intorno ai 200 e quasi 1000 sono i guariti. Ciò non toglie che siano state prese tutte le misure necessarie come nel resto d’Italia: 31000 i tamponi eseguiti e di questi l’8% ha dato positività. 

Parliamo dell’emergenza sanitaria.
“Le misure per me sono state prese in leggero ritardo e non sono state abbastanza severe: oggi ci rendiamo conto che avremmo avuto bisogno di divieto assoluto di circolazione e obbligo a chiudere tutto e subito. Il servizio sanitario è stato colto sicuramente impreparato e tutto il personale dovrebbe avere un vitalizio per tutti i sacrifici che sta compiendo. Nonostante tutto l’emergenza sanitaria si è sentita meno che in altre regioni soprattutto per il numero dei casi inferiore che altrove”.

L’economia della Regione invece in che misura ha risentito del fermo di queste settimane?
“Da un punto di vista economico la situazione è addirittura catastrofica su tutti i fronti e l’immagine che la regione ci restituisce oggi e per le prospettive future, è ben lontana da quella di soltanto un paio di mesi fa in cui anni di sforzi avevano contribuito a creare benessere e meccanismi virtuosi. Oggi sentiamo parlare solo di cassa integrazione e il turismo, che era tra le principali risorse della regione, risulta azzerato. E lo sarà non sappiamo per quanto anche dopo la riapertura delle attività e delle frontiere".

Solo qualche mese fa il Sole 24 Ore pubblicava una classifica riguardante l'attitudine allo sport nelle Province italiane in cui Trieste risultava seconda grazie ad alcuni indicatori tra cui il numero degli atleti tesserati, sport al femminile e società con almeno 100 anni di storia. Il Friuli-Venezia Giulia tutto è lo specchio del suo capoluogo. 
 
Che ne è adesso del comparto sportivo e quale la risposta delle varie Province?
“Come tutta l’economia anche lo sport è in ginocchio: buttate al vento decine di anni di lavoro e di risorse economiche dei cittadini. Lo sport, come pure il turismo e la cultura, sono azzerati totalmente. I Presidenti dei Comitati Provinciali di ASI, come tutti, sono in uno stato immobilità totale su tutti i fronti e sicuramente non per colpa loro: semplicemente in preda all’ emergenza sono impossibilitati a fare qualsiasi cosa. Ma gli affitti delle sedi, i consumi, bisogna pur pagarli. E poi naturalmente ci sono tutti gli eventi sportivi mancati”.

Quali gli sono gli eventi ASI sospesi o cancellati e che destino avranno?
”Sono tantissimi quelli  che si dovevano svolgere e che adesso non potranno vedere la luce con conseguenti ingenti perdite economiche dei Comitati Provinciali che avevano sostenuto spese e anticipato economie per la loro organizzazione. Per alcuni degli eventi era prevista una grossa affluenza e per questo naturalmente non solo sono stati fermati, ma non credo potranno essere rimandati a tempi brevi. Penso in particolare alla Corsa del Ricordo, alla maratona/mezza maratona/bambini/family e al campionato Regionale ASI di Calcio denominato 'Torneo città di Trieste'. Solo queste manifestazioni portavano al Comitato Regionale l'iscrizione di 12mila tesserati e costituivano un vanto e un fiore all’occhiello per l'attività dell'Ente. Lo sport, adesso, è completamente fermo: inutile alimentare illusioni in questo momento. Senza la libertà di comunicare con le persone non c'è la giusta simbiosi. E' una situazione difficile per il morale anche dei volontari e degli organizzatori”.

E per quel che riguarda la sopravvivenza delle associazioni e gli aiuti messi in campo come l’intervento di Sport e Salute?
“A questo punto le risorse sono agli sgoccioli, i Comuni hanno già comunicato che per quest'anno non daranno contributi, la Regione ha bloccato il 50% dei contributi. L’aiuto dal Governo o quello di Sport e Salute sono stati pubblicizzati in maniera esponenziale, ma alle fine non vi avranno accesso neanche il 10% dei collaboratori: impensabile che le società dilettantistiche abbiano fatto contratti a tutti coloro che collaboravano anche solo saltuariamente. Solito scoop politico, ma senza vera ricaduta positiva su chi dovrebbe essere destinatario dell’intervento. E per quel che riguarda i contributi per gli eventi procrastinati, sono destinati a non essere erogati per impossibilità di spostare alcuni sport in altre stagioni. E quel che è peggio è che credo sia stato tutto calcolato in anticipo solo per dare illusioni e poi spostare le risorse economiche su altri capitoli di spese; e questo potrebbe anche essere comprensibile se solo al momento del bando fosse stato chiaro che la procedura poteva variare a seconda delle esigenze economiche straordinarie”.

E se volessimo cercare di guardare avanti e immaginare una prossima riapertura delle attività?
“Adesso possiamo solo sperare che la situazione emergenziale finisca presto e dopo sapremo rimboccarci le maniche: adesso è impossibile e inutile fare previsioni perché non sappiamo quando finirà e il danno è direttamente proporzionale alla durata della sospensione".

 

 
La Corsa del Ricordo
Dieci chilometri di corsa per continuare a tenere vivo il ricordo dei tragici avvenimenti delle Foibe e dell’esodo delle popolazioni Giuliano-Dalmate. Perché non succeda mai più. Questo il principio che muove ASI ogni anno, da 7 anni, ad organizzare questa corsa di 10 chilometri inizialmente nella Capitale, dal 2014, grazie al Comitato di Roma.
Ma Trieste non poteva non unirsi a questa iniziativa e quindi dal 2017 la Corsa del Ricordo ha avuto ogni anno 2 edizioni: quella di Roma e quella di Trieste. Quest’ultima si snoda attraverso i luoghi legati a fatti storici con un percorso malinconico ed emozionante: le Rive, il Porto Vecchio e il Magazzino 18, la Foiba di Basovizza e nel cuore della città.
 

[  Chiara Minelli  ]

 

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