20.05.2020
Istituzionale
L’Umbria virtuosa in tempo di Coronavirus
"Si sente spesso parlare della ripresa del campionato di calcio, ma oltre a questo c’è un mondo. Un mondo di palestre appunto, sport minori, piscine e circoli che da oltre due mesi sono fermi…"
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UMBRIA
Tiziano Nardò
Vedendo le proiezioni, l’Umbria, già da tempo, sta facendo registrare con costanza il numero “0” di contagi su base giornaliera. Questa Regione ha fatto registrare 1.427 contagi totali; gli attualmente positivi sono 81, tra cui solo 27 degenti e appena due persone in terapia intensiva; 73 i decessi e 59202 i I tamponi eseguiti.
La Fase 2 è iniziata anche qui, la gente prova a ripartire…
“La mappa dei contagi in Umbria ci offre due prime riflessioni. La prima è che l’intero territorio regionale risulta colpito dal coronavirus, non ci sono aree che sono rimaste immuni. La seconda è che ad essere interessati non sono solo i grandi centri urbani, ma anche piccoli paesi. In proporzione Terni (334 casi) ha più contagiati di Perugia (985)". Questo il commento di Tiziano Nardò, presidente del comitato Regionale ASI Umbria e responsabile del settore ASI Softair.
Nonostante i dati ottimi di questi giorni, l’Umbria viene considerata regione ad alto rischio e accostata alla Lombardia. Cosa ne pensi?
“Sui social, in questi giorni tiene banco il dibattito sul grave danno inferto dalla diffusione mediatica dello studio Iss che mette nel mirino di osservazione l’Umbria al pari della Lombardia. E’ evidente che si tratti di un accostamento grave dal punto di vista del danno economico che si determinerebbe qualora questa percezione dovesse continuare nel medio periodo. Sembra quasi si voglia creare un clima di terrore volutamente e spaventare la gente. Non dico che la situazione non sia tragica attenzione, ma si tende ad esagerare…"
Perché allora l'Umbria è finita sulla lista nera?
"Qualcuno ipotizza possa esserci dietro uno sgambetto politico contro la nuova giunta di centrodestra, da poco uscita vittoriosa alle elezioni contro il PD. Dico solo che deve esserci un'anomalia se dopo averci considerato un modello virtuoso ora ci posizionano tra i peggiori…"
Parlando di sport, in una piccola regione come l’Umbria, quanti danni può provocare lo stop delle attività?
“Incalcolabili. Il Coronavirus ha seriamente messo in crisi, anzi in ginocchio, tutto il sistema. Chiaramente anche nelle altre regioni italiani, ma qui, da queste parti, sarà più difficile rialzarsi. Servono aiuti concreti da parte del Governo. Ora si riparte, c’è grande voglia. L’entusiasmo è visibile negli occhi della gente, degli sportivi, ma senza sostegno si rischia di fare un buco nell’acqua. Non illudiamoci perché le difficoltà sono e saranno molte. La chiusura forzata ha ridotto in maniera esponenziale la forza e le risorse dei centri sportivi e delle ASD presenti sul territorio, portando, in alcuni casi, ad una chiusura definitiva delle attività. Il comitato ASI Umbria ha le spalle larghe, ma scalare una montagna da soli è impossibile”.
Quali le strutture che hanno sofferto maggiormente?
“Penso sia così un po’ ovunque: le palestre e le piscine. Impianti che hanno dovuto sostenere, pur rimanendo chiusi, spese altissime. Affitti, utenze, pagamento dei dipendenti e ora la manutenzione, le varie sanificazioni. Incassi zero, migliaia di euro tirati fuori. Si sente spesso parlare della ripresa del campionato di calcio, ma oltre a questo c’è un mondo più sottaciuto che gravita attorno allo sport e al benessere fisico. Un mondo fatto di palestre appunto, sport minori, piscine e circoli che da oltre due mesi sono fermi. Allo stesso modo, gli operatori di questo settore si sono trovati senza lavoro e senza garanzie.
Le misure messe in campo dal Governo, oltretutto molto in ritardo rispetto alle reali esigenze del settore sportivo, ancora non sono sufficienti per arginare la situazione. Gestori e proprietari delle nostre società affiliate, legate al mondo del benessere e dell’esercizio fisico, stanno facendo tutto il possibile per mantenere l’ottimismo e prepararsi a riaprire. Ma c’è chiaramente un ostacolo…”.
Quale?
"Le difficoltà enormi nel seguire tutte le linee guida previste dal protocollo di sicurezza. Gli ingressi avverranno su prenotazione, barriere in plexiglass, dispenser di gel disinfettante, attrezzi ridotti per aumentare gli spazi sono alcune delle regole stabilite. Chi le paga queste spese 'forzate'?".
Palestre, piscine e non solo…
"Purtroppo è così. Fortemente colpito è stato anche il settore ASI MotoTurismo, che in Umbria, grazie al lavoro svolto da Lorenzo Ricci e Fabrizio Siculi del Club Motoducali, aveva visto una grande crescita. Crescita esponenziale che sembrava potesse essere inarrestabile. Poi è arrivato il virus che oltre ai morti, ha portato e porterà ad una crisi economica senza precedenti. Ma qui in Umbria l’attività sportiva è – uso ancora il presente perché sono convinto che con pazienza, sudore e sacrifici, torneremo a sorridere – globale. Ci stiamo impegnando con il cuore per fornire supporti anche ai nostri partner, grazie alla collaborazione messa in atto con Salvo Grasso per il Settore Arti e Strumenti da Combattimento ed il maestro Nicola Loprieno Responsabile del Settore Judo Sud-Italia. Anche per queste discipline, all’orizzonte ci saranno tanti ostacoli da superare. Sono sport di contatto e sappiamo che il contatto ora è, in sostanza, vietato e limitato. Il nostro impegno è quello di aiutare la ripresa dello sport in tutte le sue forme e dobbiamo affrontare la non semplice esigenza di tutela salute pubblica e la legittima richiesta di coloro che praticano sport che vogliono tornare a svolgere le loro attività“
E il softair, settore di cui sei responsabile?
"È la mia passione, soffro al pensiero che ci aspettano mesi difficili. Forse anni. Sto dando tutto me stesso, grazie anche al sostegno dei miei collaboratori. Sento la vicinanza di ASI Nazionale, del presidente Claudio Barbaro che si sta facendo sentire nelle sedi istituzionali. La ripartenza sarà difficile, ma ci stiamo impegnando sia in Umbria, sia per il Settore Softair in generale, per offrire il massimo supporto ai nostri affiliati fornendo loro dispositivi di sicurezza di base, come mascherine, a titolo gratuito, e sopperire in questo modo alla scarsa reperibilità di queste ultime".
A proposito di mascherine. Com’è la situazione in Umbria riguardante questo aspetto e come ha reagito il sistema sanitario al Coronavirus?
“Le mascherine sono fondamentali, ma anche introvabili. Qui in Umbria, in più o meno tutte le farmacie, non se ne trovano. Le scorte di quelle chirurgiche sono state già polverizzate nei giorni scorsi. Prima, in piena emergenza, era lo stesso. Almeno nelle farmacie pubbliche le scorte sono pari a zero. In quelle private, qualcosa ancora è rimasto, ma molto poco. E delle mascherine del commissario Domenico Arcuri, le cosiddette ‘mascherine di Stato’, quelle che dovrebbero essere vendute a 0,50 centestimi non c’è neanche l’ombra. Questo è il quadro.
Sul sistema sanitario nulla da eccepire. Purtroppo abbiamo dovuto fronteggiare questo dramma per far emergere le grandi professionalità di medici e operatori del servizio sanitario dell’Umbria. La pandemia ci ha fatto capire ancora di più, qualora servisse, l’importanza del servizio sanitario pubblico. Non che prima fosse un argomento ignorato, ma certo la drammatica emergenza sanitaria ha più che mai acceso i riflettori sui nostri ospedali. Sulla sua qualità, sui suoi pregi, sui difetti, ma soprattutto ha evidenziato il suo insostituibile ruolo a difesa della salute di tutti".
Come vedi il futuro dello sport di ASI?
Difficile come sottolineato più volte. Ma come Roma non è stata costruita in un solo giorno, anche per la ricostruzione dello sport ci vorrà tempo, pazienza, abnegazione. Dal canto nostro lavoreremo sodo per riportare in alto ogni disciplina. Certi che anche dalla politica capiscano l'importanza dello sport di base, di un mondo troppe volte dimenticata che è il mondo che amiamo…
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