21.03.2020
Istituzionale
Coronavirus. Le società non saranno abbandonate. La testimonianza del Piemonte
“Torino, Alessandria, Novara e Biella, città spettrali. Fa impressione e tristezza vederle ridotte così”.
PIEMONTE
Sante Zaza
Anche in Piemonte un’altra giornata scandita dal triste bollettino dei decessi e dei contagi: 17 nuove vittime comunicate dall’Unità di crisi regionale, che portano il numero complessivo a 183, oltre 3 mila le persone finora risultate positive, 263 in terapia intensiva, 8 guarite (5 casi resi noti ieri). Le industrie, motore principale della Regione, sono letteralmente in ginocchio, così come tutto il Nord Italia. Il coronavirus avanza senza scrupoli in tutta la Penisola.
Le imprese piemontesi soffrivano già da tempo e ora, anche a causa del Covid-19, gli effetti negativi sull’economia e sullo sviluppo dei territori non potranno migliorare nel breve periodo. Serviranno misure straordinarie di affiancamento e supporto.
“In questa Regione ci sono 4 milioni e 356 mila persone. Non possiamo confrontarci con realtà più grandi di noi. Siamo in guerra, una guerra diversa dalle più tradizionali, che stiamo combattendo. E non so come ne usciremo, sempre se riusciremo a farlo”.
Non lasciano spazio ad interpretazioni le parole di Sante Zaza, presidente del comitato Regionale ASI Piemonte e volto storico dell’Ente.
Lo sport qui, come del resto in tutto Italia, sembra scomparso, quasi un lontano ricordo.
Presidente, la situazione a Torino e nelle varie provincie del Piemonte?
“Scontata la risposta. Tutto è fermo, tutto è bloccato, tutte tristemente compromesso. Stiamo attraversando una forte crisi, inaspettata e per questo motivo ancora più dura da combattere. Città-pilastro dell’economia nazionale come fossero spettri. Tutte, nessuna esclusa. I contagi aumentano ora dopo ora. C’è tanta paura”.
Come comitato ASI, come state operando?
“Di una cosa sono convinto: in maniera egregia. Dando il massimo a tutte le nostre società, senza lasciare indietro nessuno. Con assistenza capillare, aggiornandole su tutte le nuove comunicazioni che arrivano ogni giorno: decreti, circolari regionali, locali, ministeriali. Ogni volta che esce un documento lo rendiamo pubblico e fruibile a tutti. Tutte le nostre società e i nostri tesserati non saranno mai soli. Sono per questo tanti i messaggi di ringraziamento che ci arrivano. Ma nessuno deve dirci “grazie”, è il nostro dovere, la nostra missione”.
Abbiamo bisogno delle indennità, di agevolazioni per ripartire perché purtroppo per noi sarà una stagione quasi persa. Se si pensa che le scuole di danza, per esempio, solitamente fanno il saggio a giugno…Questi mesi non li recupereremo mai. Ma pensiamo a tutti gli eventi andati a monte che, per piccoli e grandi che fossero, contribuivano a mantenere aperte le nostre attività. La cultura e lo sport sono fondamentali nella nostra vita, nella vita di un popolo per la sua evoluzione…
Fino ad ora sembra che la politica italiana non l’abbia capito. Grazie, Elena Liboà-Studio2 Dance School.
ASI Piemonte, dunque continua a lavorare?
“Assolutamente, di certo in maniera diversa, da casa, dove ho messo in piedi due uffici che lavorano con lo smart working. Stiamo facendo di necessità virtù, direi con ottimi risultati visti i riscontri.
L’assistenza è praticamente h 24.
Modestamente, penso che ci possiamo considerare tra i comitati, se non il comitato, più organizzati di Italia. Operativi al massimo. Smartphone, computer, portatili.
Questa è l’ASI”.
Lo sport si è fermato, quanti i danni provocati?
“Infiniti, davvero. Avevamo un calendario fitto fitto di eventi e appuntamenti. Il 7 marzo c’era in programma il convegno sulla fiscalità, annullato a soli due giorni dal via; il Festival d’Oriente con il settore Danza del Ventre annullato; i corsi blsd, tutti cancellati. Ed ancora naturalmente tutte le palestre chiuse, il corso di arbitri karate, i campionati di calcio a 5,7,8 e veterani rinviati a data da destinarsi. Avevamo in programma una grande e unica iniziativa: la crociera di attività sportiva e benessere che doveva partire a maggio. Cinque giorni di viaggio dove poter far sport in mezzo al mare, usufruendo del centro benessere, ma abbiamo posticipato tutto. Avevamo iniziato anche a lavorare con la regione Piemonte per la settimana dello sport con le scuole.
Una perdita anche economica importante, che si porta dietro tanta incertezza”.
Preoccupazione per il futuro?
“Assolutamente. In tutti i nostri comitati, ad oggi, dopo questa pandemia, mancano all’appello diverse società, che non sappiamo se torneranno con noi quando questo incubo finirà. Qui si contano i danni, non è il momento di esaltare i numeri. Anzi, dobbiamo pure coprire le spese come affitti, utenze. Molte società potrebbero tranquillamente dirci “chiudiamo tutto e arrivederci”. Ma sono convinto che non lo faranno, perché le aiuteremo. Ora è tempo di guerra, ma arriverà la tregua.
La mia preoccupazione, il nostro interesse, insieme agli altri Eps è quello di comunicare con la periferia. In che modo? Con videoconferenze, mandando alla regione documenti, mandando alla carta stampata i nostri interventi che testimoniano questo quadro drammatico”.
Avete trovato appoggi in questo senso?
“Un nome su tutti: Fabrizio Ricca, assessore allo Sport. Si è dimostrato persona sensibile a tutte le nostre problematiche che riguardano lo sport di base. Si sta interessando moltissimo anche alle mosse del governo per capire come si comporterà. È vicino a noi e alle società in difficoltà.
Sono preoccupatissimo, perché noi non ci appoggiamo a nessuno. Abbiamo una struttura nostra solida, uffici cui dobbiamo naturalmente pagare affitti, collaboratori, revisori di conti. E sono oltre venti giorni che non viene emessa una sola ricevuta. Un brutto segnale, perché significa che tutto si sia bloccato. Speriamo di sopravvivere”.
L’aria che si respira in città?
“Una brutta aria. In televisione dicono che a Torino ci siano molti indisciplinati e questo non va bene. Il decreto parla chiaro: stare a casa. Punto, così deve essere. Le città sono vuote, la corsetta non si fa ora. Stiamo rispettando tutte le regole, non tutti lo fanno. Al tempo stesso però, il Piemonte è una città industriale, la gente è costretta ad andare a lavorare, deve sopravvivere”.
Inevitabile “chiudere” anche lo sport?
“Forse bisognava farlo prima, si poteva prevenire meglio il contagio da coronavirus. All’inizio era consentito lo sport a porte chiuse. Ma con quale senso logico? Infatti ora abbiamo atleti contagiati. Poi si è parlato di attività fisica all’aperto, un’altra follia secondo me.
Ci dicono di usare la mascherina, ma nelle farmacie è affisso il cartello “esaurite”. Di cosa parliamo?”.
E il servizio sanitario funziona?
“Sì, ci sono ottime strutture, stiamo contenendo bene. Era in programma una nuova apertura di un ospedale a maggio, vicino Torino. Bene, è operativo già da ora. Ed ancora, l’ospedale Amedeo di Savoia, chiuso 6 anni fa dalla precedente Giunta, riaprirà nei prossimi giorni. Non possiamo lamentarci, altre regioni, come la Lombardia hanno la sanità in ginocchio. Siamo vicini a loro, ai medici, agli infermieri, alle famiglie che hanno perso i loro cari. Come le nostre del resto”.
Come si uscirà da questa situazione?
“Ci affidiamo alla politica, ci affidiamo al nostro presidente, Senatore Claudio Barbaro, sperando riesca a sensibilizzare il Governo nei confronti dello sport di base. Ci aspettiamo risposte dalle Istituzioni, di trovarci presto anche noi seduti ad un tavolo per decidere come far ripartire la macchina, con degli incentivi per tutto lo sport in Piemonte.
Come membro ASI e per ASI faro tutto per far tornare a splendere il sole. Le nostre palestre fanno lezioni smart working, al passo coi tempi. Via web: danza, danza del ventre, karate e tanto altro. Questo lo facciamo per non perdere il contatto con gli associati. Diamo loro assistenza per fidelizzarli, per non abbandonarli. Per farli sentire vicino a noi. abbiamo sei avvocati che lavorano dando a tutte le società un servizio gratuito”.
L’impegno di ASI Piemonte
“L’impegno, la costanza. Armi che ci hanno portato alla ribalta in Piemonte, dove siamo diventati il primo ente a Torino e il secondo regionale.
Combatto quotidianamente con altri 12 Eps, che nascono anni prima di noi. Ma col tempo e il sudore abbiamo recuperato terreno.
Un grazie davvero a tutti. A Claudio Barbaro, per tutto quello che sta facendo, per aver alzato la voce. Ai presidenti Provinciali, con cui siamo sempre in contatto; a tutto il consiglio Regionale e Provinciale per l’impegno e la passione che stanno dimostrando in questa situazione tanto paradossale, quanto tragica. Alle società del Piemonte: l’ASI ed il Comitato Regionale Piemonte si batteranno con le Istituzioni per salvaguardare le attività e la ripresa”.
[ Paolo Signorelli ]
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