03.09.2023

Animali e Sport

Passione delfini: volare in acqua

Può un uomo sollevarsi sul pelo dell’acqua e correre alla velocità di 40 km/h senza l’ausilio di macchinari? Si, se a spingerlo è un delfino.

Un’enorme piscina dai bordi trasparenti, spalti gremiti da spettatori ammutoliti e un uomo in vasca, sottacqua, sospinto da 2 delfini. Per 1 minuto e 32 interminabili secondi: sono Simone Arrigoni e i suoi 2 compagni d’avventura che nel 2013 hanno stabilito il nuovo record mondiale di apnea dinamica in 9 vasche (450 metri) con la tecnica del “footpush” e delle “voltas” (15 ruote verticali in immersione) presso il parco Zoomarine di Roma Torvaianica. La performance ha un carattere scientifico oltre che sportivo ed è proprio grazie a questo aspetto che si è potuta svolgere: in Italia, infatti, l’ENPA (Ente Nazionale per la Protezione degli Animali) vieta il nuoto con i delfini in quanto attività troppo stressante per i cetacei: unica eccezione è costituita da progetti a scopo scientifico (decreto 496/2001) e dall’attività con gli addestratori.

I delfini, come ogni animale, possiedono caratteri diversi, ma generalmente amano interagire: l’addestramento che viene loro dato è un condizionamento operante basato sul rinforzo che per prima cosa lavora sui cosiddetti “comportamenti medici” e cioè finalizzati ad avere la capacità di sottoporsi a controlli medici (ecografie, prelievi ematici); in seconda battuta viene dato loro un addestramento per stimolare le funzioni cognitive e l’apprendimento attraverso giochi e a seguire quello più dinamico che comprende fondamentalmente i salti; a questo può poi essere aggiunto un addestramento a scopi scientifici per ricerche sulla geo-ecolocalizzazione.

E proprio a causa delle restrizioni imposte dall’ENPA, la gara di velocità avvenuta nel 2011 tra Magnini e un delfino dello stesso Zoomarine aveva suscitato indignazione tra gli animalisti: ne erano derivate chiare dichiarazioni di disappunto per aver trasmesso al pubblico il messaggio diseducativo che chiunque possa interagire coi delfini e che quest’attività possa essere sempre piacevole per i cetacei, senza considerare poi il problema delle norme igienico sanitarie che si crea nel momento in cui due specie diverse entrano in contatto nello spazio ristretto di una vasca: pubblica disapprovazione dunque per la spettacolare gara di velocità in cui il pluricampione del mondo nei 100 stile libero era comunque uscito sconfitto dall’anomala competizione.

Archiviata quindi la possibilità di nuotare coi delfini in Italia, non rimane che guardare all’estero dove simili attività sono invece consentite e possono essere praticate tanto da neofiti curiosi di provare l’esperienza una tantum quanto da professionisti come addestratori ed apneisti.

Nel caso di neofiti, che generalmente sono turisti di zone tropicali o visitatori dei numerosi parchi acquatici sparsi in tutto il mondo, le attività con delfini sono precedute da un tempo dedicato alla conoscenza, all’avvicinamento ed alla presa di confidenza con l’animale; in questo spazio le persone possono seguire briefing teorici sulla fisiologia ed il comportamento dei cetacei per poi iniziare ad interagire con un solo delfino in acque basse; seguono poi vari programmi fino ad arrivare a quello avanzato in cui si può scendere in acqua con 2 animali. Culmine delle attività è il brivido regalato dal foot push o da un’altra delle specialità possibili che comprendono anche il dorsal ride e il belly ride. Si tratta generalmente di attività praticate una tantum e che hanno un costo elevato.

Il più popolare e richiesto è sicuramente il foot push, la spinta del delfino che consente di “correre” per alcuni secondi sul pelo dell’acqua: uno o due delfini sott’acqua spingono con il muso le piante dei piedi della persona fungendo da vero e proprio propulsore, sfiorando per 10/15 secondi la velocità di circa 40 km/h raggiunta dal delfino in natura e che consente di alzarsi effettivamente dall’acqua donando la sensazione di volare.

Nel dorsal ride, invece, l’allenatore impartisce un rapido comando ad un delfino che prontamente corre verso la persona in attesa e si mette in posizione favorevole così che questa possa attaccarsi alla pinna dorsale per essere trainata.

Nel belly ride invece, il delfino si gira sulla schiena mostrando la pancia e lasciando che la persona si attacchi alle pinne pettorali per farsi trascinare.

Esiste inoltre una variante del foot push che è il boogie push in cui la velocità raggiunta è maggiore grazie all’utilizzo di una boogie board, una tavola galleggiante di materiale plastico su cui la persona si sdraia durante la spinta del delfino.

Attività simili sono inoltre possibili con leoni marini e talvolta anche con orche e lamantini: rimane però aperto il dibattito che vede coinvolti e spesso contrapposti i principi dello sport e quelli della difesa delle specie animali e che rende fruibili queste attività solo in alcuni paesi del mondo le cui politiche di conservazione della natura riescono a trovare compromessi percorribili per la specie umana.

 

 

Lo stile delfino nel nuoto

Lo stile delfino è senz’altro lo stile del nuoto più spettacolare da vedere, ma anche il più difficile e faticoso da eseguire. Effettivamente per poter imparare questo stile bisogna avere un’ottima preparazione fisica e una grande coordinazione.

Nasce come evoluzione dello stile farfalla in cui le gambe si muovevano come nello stile rana e per ogni bracciata era effettuata una sola gambata; in seguito la Federazione proibì la gambata a rana permettendo solo la gambata dall’alto verso il basso, con le gambe unite e sincrone.

Nello stile delfino entrambe e braccia seguono un movimento complesso che ricalca il movimento ondulatorio del delfino in mare e che deve necessariamente coordinarsi con la respirazione dell’atleta.

Il movimento ad onda del nuotatore origina dal capo a cui seguono tronco, bacino e gambe in modo che il capo si trovi sempre in anticipo rispetto al resto del corpo. Ad ogni ciclo di bracciata corrispondono due tipi di gambate: quella stabilizzante effettuata per contrastare lo sbilanciamento dovuto all’azione subacquea della bracciata e quella propulsiva effettuata per ottenere l’avanzamento. Nel complesso, più la nuotata è armonica e più è efficace, oltre ad essere meno faticosa per l’atleta.

 

 

Anche i delfini fanno sport

Sembrerebbe che anche i delfini si dedichino ad attività sportive seppur probabilmente con l’intento di allenarsi nella difesa contro gli squali attraverso vere e proprie simulazioni.

L’etologo Danilo Mainardi ha studiato un curioso comportamento dei delfini che sembrerebbero creare occasioni di sport di squadra: a riprova di ciò esistono dei video girati alle Hawaii in cui si vede un gruppo di una trentina di stenelle (una variante più piccola dei classici delfini) nuotare in formazione. All’improvviso, come ci fosse un preciso comando, il gruppo si divide e crea due squadre che sembrano affrontarsi: i membri di una squadra toccano gli avversari ed emettono suoni con l’intento di scompigliare la formazione avversaria. La cosa si ripete più volte ripartendo sempre dallo schieramento iniziale. Le analogie con i nostri sport di squadra sono facilmente ravvisabili, ma per Mainardi si tratterebbe di un allenamento per la creazione di una difesa intelligente contro gli squali.

 

 

I delfini e la velocità

La specie di delfino più comune, il delfino tursiope, ha una velocità massima di 21,7 miglia all’ora, mentre il membro più veloce della famiglia dei tursiopi, la balena killer, può raggiungere una velocità di oltre 30 miglia all’ora.

Fino a poco tempo fa, l’osservazione dell’anatomia dei delfini e della loro struttura muscolare in particolare, lasciava svariati dubbi su come questi animali potessero raggiungere velocità così elevate in acqua: 10 metri al secondo sembravano sfidare le leggi della fisica, ma una ricerca dell’Università della California di Santa Cruz ha stabilito che l’apparato muscolare del delfino possiede un’eccezionale potenza, una forza muscolare in proporzione di molto superiore a quella degli uomini.

Inoltre i corpi dei delfini sono costruiti in maniera spiccatamente aerodinamica, adatta al nuoto veloce, e sono corredati di pinne laterali e pinne caudaliche che rendono possibile quella propulsione che gli è necessaria per catturare il pesce e difendersi.

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